Da ragazzino Hirving Lozano si divertiva a nascondersi sotto il letto per poi spuntare all'improvviso per spaventare i compagni di squadra. Era iperattivo, minuto e aveva il volto rotondo come Chucky, personaggio del film horror "La bambola assassina". Da lì il soprannome che lo accompagna da sempre. Da quando, nel Pachuca, a suon di gol e giocate è diventato una vera superstar per i tifosi messicani, che oggi quotidianamente assediano i profili social del Napoli.
Anche dal Messico avranno esultato al gol di Lozano contro il Salisburgo, che ha riportato gli azzurri in partita ma che non è bastato per regalare la qualificazione anticipata agli ottavi di Champions League alla squadra di Carlo Ancelotti. L'1-1 del messicano è un mix di potenza e talento, un tiro secco dal limite dell'area che fulmina Miguel.
La prima gioia in Champions League per scrollarsi di dosso qualche critica e i dubbi dei tifosi azzurri, che si attendono tanto dall'acquisto più caro della storia del club (42 milioni in estate dal PSV). Carlo Ancelotti lo ha voluto fortemente soprattutto per i suoi lampi e per quell'abilità nell'attaccare gli spazi. Calciatore diverso per caratteristiche rispetto a quelli presenti nella rosa azzurra, anche se impiegato in posizione diversa rispetto a quella occupata fin qui in carriera. Esploso come esterno in Olanda e in Nazionale, schierato più al centro del campo da Carlo Ancelotti.
Un solo gol prima della sfida del San Paolo contro il Salisburgo, quello che avviò la rimonta azzurra allo Stadium contro la Juventus poi vanificata dall'autogol di Koulibaly. Per il resto tante ombre, qualche prestazione opaca e un solo assist servito a Milik nell'ultima gara giocata in Serie A contro la Roma. Un segnale, prima del ritorno al gol in Champions League.
Se in campo ha un modo di giocare vivace e imprevedibile, al di fuori del campo è un tipo riservato e tranquillo. Si è sposato giovanissimo con Ana, con cui si è fidanzato giovanissimo e con cui ha già due figli. Lei è, da sempre, una dei suoi primi tifosi. Insieme a suo padre, che sin da bambini gli ha inculcato una grande cultura calcistica, ed Enrique Meza, l'allenatore che per primo credette in lui facendolo esordire giovanissimo con la maglia del Pachuca, lì dove si era trasferito ad appena 11 anni da Città del Messico.
L'esordio, neanche 19enne, fu straordinario: Lozano entra all'83' e segna contro il Club America. Inaugurando una tradizione, quella dei gol alla prima assoluta con un club, che ha portato avanti fin qui per tutta la carriera. Dopo il Pachuca, infatti, si è trasferito al PSV per 8 milioni di euro, dopo una lunga ed estenuante trattativa. Ci sono voluti 6 mesi per portarlo dal Messico all'Olanda, El Chucky ci ha impiegato pochi minuti per bagnare con un gol il suo esordio in Eredivisie contro l'AZ Alkmaar. Con lo stesso biglietto da visita si è presentato alla città di Napoli, segnando contro la Juventus dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo alla seconda giornata di questo campionato. Contro il Salisburgo il battesimo del gol al San Paolo e in Champions con la maglia azzurra. Un lampo da campione e un messaggio: il Napoli ha 42 milioni di motivi per credere in lui. Parola del Chucky.
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