Ha debuttato in Italia nel Napoli di Claudio Ranieri, ma la sua carriera da calciatore, in Italia, è legata soprattutto all’Inter. Laurent Blanc, è stato poi, allenatore del Psg, con cui ha vinto tre campionato francesi e tre Coppe di Lega. In Champions è stato l’unico allenatore dei parigini ha centrare sempre almeno i quarti di finale, traguardo, seriamente a rischio attualmente per la squadra di Tuchel, che stasera affronterà il Napoli al San Paolo: “Sarà una partita difficile – spiega Laurent Blanc sulle pagine della Gazzetta dello Sport – è un gruppo complicato con Liverpool e Napoli, non è anormale che il Psg si trovi in una posizione scomoda”.
Blanc che poi si sofferma sulla differenza abissale tra il torneo francese e la Champions: “Magari il Psg paga il fatto di dominare troppo facilmente in Francia. così quando incontra squadre del suo livello può andare in difficoltà. In Champions ogni dettaglio conta, bisogna essere perfetti da un punto di vista tecnico, fisico e tattico”.
Sul dubbio formazione di Cavani: “Le qualità di Cavani non si discutono. Può fare la differenza anche davanti ai suoi ex tifosi. E’ importante che l’allenatore lo faccia sentire a suo agio. E’ evidente che non ha lo stesso tipo di gioco di Mbappè e Neymar”. Se sono compatibili? “Dipende dalla volontà dei giocatori”.
Al San Paolo ci sarà il ritorno in Champions di Buffon: “Gigi è ancora un grande professionista. E’ una fortuna averlo, anche per la crescita di Areola”. Verratti? “Rimane un giocatore eccezionale, ma gli infortuni hanno bloccato la sua crescita in questi anni. Poi credo abbia bisogno di uno come Thiago Motta per esaltare le sue qualità”.
Sul Napoli e sulla partita di stasera: “Ancelotti è riuscito a migliorare una squadra che gioca bene da qualche anno. Il Napoli ha un’idea precisa di gioco, che parte dal portiere fino ad arrivare ad Insigne e Mertens, i pericoli numero uno. Il Psg ama dominare il possesso palla, quando sono costretti a subire vanno in difficoltà”.
“Il calcio italiano è cambiato” – dice poi Laurent Blanc – “Dopo gli anni ’90 il calcio italiano è finito in un tunnel, ed ora ne sta uscendo, senza rinunciare alla cultura tattica, ma aggiungendo una mentalità offensiva e creativa”. Il mio futuro in Italia? “Sono molto legato alla Serie A, e pronto ad ascoltare proposte ambiziose. Mi piacerebbe farlo in Italia, un paese che amo”.
L’intervista completa su La Gazzetta dello Sport
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