Categories: Interviste e Storie

Napoli, Spalletti ‘minaccia’ e De Laurentiis tende la mano agli ultras

Bellezze e brutture, da sempre, albergano Napoli. E non stupisca quindi l’ennesimo paradosso: il doppio ko contro il Milan fa male, certo, ma la speranza di Luciano Spalletti e della sua squadra è sempre lì. Il vantaggio in campionato – per ora – regala ancora certezze, lo scudetto è un obiettivo che tutti sentono vicino. Manca ancora un po’ e la matematica lo dimostra, eppure gli azzurri sanno di poter dimostrare ancora quello che hanno dimostrato in questi mesi. Con qualità, classe, organizzazione. Contro i rossoneri è arrivata la terza sconfitta in campionato, poi la quinta in stagione se consideriamo anche quella di mercoledì in Champions, un dato che – ad aprile – nessuno avrebbe immaginato comunque così positivo. Lo 0-1 subito nell’andata di San Siro dei quarti è un ko che fa riflettere, ma che non ha chiuso certamente il discorso qualificazione: tutto si deciderà la prossima settimana al Maradona, con Osimhen lui sì, sarà presente (qui le sue condizioni) – e compagni che proveranno a rimontare lo svantaggio davanti al proprio pubblico.

 

Un pubblico che potrà fare la differenza come non è stato nell’ultimo mese: perché se in campo le cose fin qui sono andate quasi sempre al meglio, fuori dal terreno di gioco Napoli vive l’ennesima stagione di tormenti. Via via lo Stadio Maradona si è svuotato sempre più: non di persone – con il Verona domani l’ennesimo sold out della stagione, che sarà replicato anche in Champions League ancora contro i rossoneri – ma di entusiasmo. Gli ultras sono divisi e l’hanno mostrato proprio contro la squadra di Pioli in campionato: a inizio partita, due gruppi diversi si sono scontrati in Curva B, calci e schiaffi per qualche minuto. Da un lato c’era chi era pronto a criticare e cantare contro la società, dall’altro chi voleva solo “scioperare” restando in silenzio. Ma il motivo qual è? Non il “caro-biglietti” da più parti ostentato. Tutte le fazioni del tifo popolare osteggiano il club, che non difenderebbe i suoi tifosi davanti all’applicazione di un “Regolamento d’uso” gestito dalla Questura cittadina e che ha prosciugato i gruppi organizzati. Niente più bandiere, megafoni, tamburi, al Maradona non sono più consentiti. Almeno per i tifosi di casa: sì, perché poco distante dalle due curve, infatti, i tifosi avversari presenti a Fuorigrotta possono portare di tutto, come accaduto contro il Milan, viste le voci forti e chiare degli 800 milanisti al seguito.

 

Lo scontro è ormai aperto da tempo e sembra di rivivere quanto già successo un anno fa: dopo lo scudetto perso nel 2018 qualcosa sembra essersi rotto tra il tifo napoletano – almeno quello dei gruppi organizzati – e la società azzurra, via via è sempre più distante dalle dinamiche ultras. De Laurentiis è accusato da parte della tifoseria per il suo essere lontano dalla città, ma il non-tifo delle ultime partite casalinghe non è certo il modo migliore con cui manifestare il proprio amore per la squadra del cuore. Il patron azzurro, però, per la prima volta dopo la sconfitta in Champions sembra disposto a fare un passo indietro: ieri, al Viminale, incontro fiume con il prefetto e il sindaco di Napoli, ma soprattutto con il Ministro Piantedosi.

 

C’è da “progettare” lo scoppio di una festa che i napoletani attendono da 33 anni: lo scudetto “spaventa” gli addetti ai lavori che vogliono la festa migliore per tutti, ma tre milioni di persone sono attese per le strade della città, serviranno agenti e sforzi importanti delle forze dell’ordine, come sottolineato più volte dallo stesso De Laurentiis. Il patron azzurro e il Ministero hanno aperto a un incontro con gli ultras in queste ore: Napoli-Verona di domani potrebbe essere la prova generale prima della gara decisiva contro il Milan. «Se vedo ancora lo stadio come in campionato, vado via» ha “minacciato” Luciano Spalletti dopo la Champions. Il toscano sa che se il Napoli vuole avere una speranza di superare il turno, i tifosi devono essere con la squadra. Tutti uniti, finalmente. Ma il lavoro di riconciliazione è appena all’inizio.

 

Gennaro Arpaia

Nato a Napoli giusto in tempo per salutare Maradona. Il calcio non è stato il primo amore perché alle partitelle tra amici non venivo mai scelto a causa della mia non-classe innata. L'idea fu quella di ritagliarsi uno spazio alternativo, provando a raccontarle. E dopo qualche anno ne ho raccontate tante in giro qua e là. Amo lo sport, le sue storie, gli occhi di chi lo ama. Con Gianlucadimarzio.com dal 2019.

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