Ci ha messo poco a farsi conoscere. Giusto qualche settimana e Khvicha Kvaratskhelia è passato dall’essere oggetto misterioso a rivelazione della nuova Serie A. L’attaccante georgiano classe 2001 ha fatto parlare i numeri: 6 gol e 5 assist in 12 partite di campionato, 5 partite, 2 gol e 3 assist in Champions League. Così è diventato idolo dei napoletani.
E dei primi mesi in Italia Kvaratskhelia ha parlato in un’intervista rilasciata a Gt e Crocobet: “I tifosi mi mostrano tanto affetto e quando mi incontrano mi chiedono le foto. Tutto l’amore che sento devo restituirlo quando gioco. È una grande responsabilità. Qui a Napoli tutti vivono di calcio. L’unico problema è che ancora non ho imparato l’Italiano, dopo gli allenamenti spesso non si hanno le capacità e le forze, ma quando posso seguo delle lezioni online”.
Su Spalletti: “Il mister è una brava persona e un grande allenatore. Anche i miei compagni sono forti, la nostra squadra è una grande famiglia, c’è una bella atmosfera in squadra. Giocare al Napoli e allo stadio ‘Maradona’ significa molto per me. La prima volta che scesi in campo in questo stadio provai una grandissima emozione. Essere qui mi rende un calciatore a tutti gli effetti”.
“Il mio primo sogno era quello di giocare in Champions League, sentire l’inno ti dà una energia che non puoi trovare altrove”, ha detto il giovane georgiano. “Specialmente alla prima partita, contro il Liverpool, avevo bisogno di quella motivazione, e ho pensato che mi abbia aiutato tantissimo“.
Le esultanze? Ecco spiegato il motivo: “Le mani dietro le orecchie sono per i commenti negativi che vengono detti su di me, spesso sono assurdi e mi danno la motivazione a fare molto di più. Le mani sulla guancia sono un segno tipico del giocatore di basket Steph Curry, la gente pensava che la sua squadra non avesse chance di vincere il titolo: parlavano di lui, del titolo, facevano questo gesto per dirgli che stesse dormendo”, conclude l’attaccante del Napoli.
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