Cosa ci ha suggerito l’amichevole dei Campioni d’Italia contro il Catanzaro
Entusiasmo e voglia di stupire, sperimentando con i nuovi. E per i nuovi.
Nel decimo giorno di ritiro a Dimaro il Napoli versione tricolore inizia a prendere forma. Vince 2-1 contro il Catanzaro (grazie alle reti di Raspadori e alla prima di Lucca su calcio di rigore) e convince anche i tifosi sugli spalti.
Gli esterni corrono, dribblano e creano superiorità. Nel frattempo, De Bruyne si inserisce negli schemi e – come ci ha abituato con la maglia del Manchester City – inizia a mostrare i primi lampi di magia.
Ma il successo degli azzurri passa soprattutto dal centrocampo.
Sulla carta un 4-1-4-1 (con Raspadori e De Bruyne insieme a Lang e Neres dietro a Lucca), sul campo è un centrocampo a due o a tre. Con il belga che fa da collante tra mediana e attacco. Un pendolo educato e speciale. Al suo fianco, c’è il numero 81 che si inserisce e attacca la profondità (il gol del vantaggio è l’esempio perfetto).
Con le assenze di Anguissa e McTominay, sperimentare diventa ancora più semplice (e indispensabile). E sull’esterno vige la parola libertà: creare superiorità o saltare l’uomo. Lang e Neres si divertono e fanno divertire: Lucca si fa trovare al posto giusto e aspetta l’occasione. Per tentare il bis in campionato, le speranze di Conte e dei tifosi passano (soprattutto) dal centrocampo.
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