In 20 anni una ricostruzione lunga e tortuosa quella affrontata dal Napoli, con la piazza che è tornata a sognare le vette del calcio italiano ed europeo, forte di 5 trofei vinti. 3 Coppe Italia, una Supercoppa Italiana e nel 2023 il ritorno del tanto sognato scudetto: tutto questo nei 20 anni di Aurelio De Laurentiis a Napoli, compiuti oggi 10 settembre. Risultati che portano ADL dietro soltanto allo storico presidente del Napoli di Maradona, Corrado Ferlaino.
Con il centenario del club alle porte, Aurelio De Laurentiis intende superare proprio Ferlaino per longevità alla guida del Napoli e spera di farlo anche nell’allargamento del palmares. I record non sono così lontani, ma rappresenteranno una vera sfida. Il futuro è tutto da scrivere, qui invece ripercorreremo il ventennio napoletano di De Laurentiis con una serie di “cartoline”, quelle che ricordano meglio questi ultimi venti anni di Napoli.
Nel 2004, De Laurentiis prese in mano un Napoli appena fallito e, con un investimento iniziale di 32 milioni di euro, fondò il “Napoli Soccer”. Ripartendo dalla Serie C1, iniziò un cammino che portò il club a rinascere dalle ceneri e a riprendersi il posto tra i grandi del calcio. “Non c’erano neanche i palloni per giocare”, ha più volte ricordato lo stesso De Laurentiis.
Dopo aver fallito il primo tentativo di ritorno in Serie B, causa la sconfitta in finale play-off nel derby con l’Avellino, il Napoli riuscì a compiere un doppio salto storico con Edy Reja al comando. Era il 10 giugno 2007 quando il Napoli ottenne l’ultima promozione. Contro il Genoa, bastò lo 0-0 del Ferraris per rivedere entrambe le squadre in Serie A.
Con Walter Mazzarri in panchina, il Napoli tornò a qualificarsi in Champions League dopo oltre vent’anni di assenza dalle competizioni europee. “Siamo tornati dove ci compete”, affermò entusiasta De Laurentiis, celebrando il ritorno sulla scena internazionale. Il 14 settembre 2011, il Napoli esordì nuovamente nella competizione, strappando un pareggio per 1-1 all’Etihad Stadium contro il Manchester City, fresco dell’arrivo dell’imprenditore emiratino Mansour.
Correva l’anno 2013, in panchina arrivò un allenatore di esperienza internazionale come Rafa Benítez per spingere il Napoli su un altro livello. A tal proposito, De Laurentiis regalò allo spagnolo Gonzalo Higuaín, acquistandolo dal Real Madrid per la cifra record di 40 milioni di euro. L’argentino divenne il nuovo re di Napoli, dopo l’addio di Edinson Cavani. Nel 2016, poi, entrò nella storia del club e della Serie A con il record di 36 gol in un singolo campionato. E come segnò il trentaseiesimo!
Dopo il triennio con Benítez, con coraggio De Laurentiis scelse Maurizio Sarri per un nuovo corso, affidandosi a un allenatore arrivato tardivamente in rampa di lancio. Con Sarri il Napoli giocò un calcio spettacolare, tanto che la parola “sarrismo” entrò ufficialmente nel vocabolario italiano. Nonostante il record dei 91 punti, ancora in vigore, il Napoli non vinse di pochissimo il suo terzo scudetto già nella stagione 2017-2018. Una gioia solo rimandata, ma di quel Napoli resta solo l’estrema bellezza.
Dopo l’addio di Sarri, per alimentare le speranze di vittoria del campionato De Laurentiis convinse Carlo Ancelotti, uno degli allenatori più titolati nella storia, a tornare in Italia e farlo proprio a Napoli. Tuttavia, l’esperienza in azzurro di Ancelotti non riuscì a dare i frutti sperati e si concluse con una serie di tensioni interne di grosso calibro, come…
Nel 2019, il Napoli ha vissuto uno dei momenti più difficili della sua storia recente: con Ancelotti alla sua seconda stagione sulla panchina azzurra, la squadra non girava a dovere. Il punto di rottura venne raggiunto la notte del 5 novembre 2019: in seguito a un pareggio per 1-1 in Champions contro il RB Salisburgo, i calciatori si rifiutarono di partecipare a un ritiro imposto dalla società. “L’ammutinamento”, così viene ricordato quell’episodio, che ha segnato la rottura tra Ancelotti e il club, con la sua conseguente uscita di scena e l’arrivo di Gattuso al suo posto.
Con l’ex mediano del Milan in panchina è arrivata l’ultima Coppa Italia, vinta in piena pandemia e senza nessuno sugli spalti. Tuttavia, il Napoli continuò a fallire la qualificazione in Champions: per questo nel 2021 venne cercato fortemente Luciano Spalletti. Chiaro fu l’obiettivo di riportare la squadra ai vertici della classifica con la sua scelta. Sotto la sua guida, il club ha ritrovato compattezza e ambizione, gettando le basi per qualcosa di davvero inaspettato.
Il 2023, infatti, ha segnato il culmine del progetto di De Laurentiis: con Spalletti allenatore, a Napoli è arrivato lo scudetto, venne rotto così un digiuno di ben 33 anni. 90 punti raccolti, 16 di distacco dalla Lazio seconda: è un vero trionfo, “questo è solo l’inizio” aveva dichiarato un euforico De Laurentiis. Ma non è andata come ci si aspettava…
Dopo la separazione da Spalletti, sulla panchina azzurra si susseguono Rudi Garcia, di nuovo Mazzarri e in ultimo Francesco Calzona, tutto in un’annata deludente dove il Napoli scudettato chiude al decimo posto il campionato 2023-2024. Una caduta inaspettata e inspiegabile, arrivata subito dopo la vittoria dello scudetto. Adesso, Aurelio De Laurentiis ha deciso di voltare pagina affidando la panchina ad Antonio Conte. L’ex allenatore di Juventus e Inter è stato scelto per rilanciare il Napoli e riportarlo ai vertici nel minor tempo possibile. L’arrivo di Conte segna l’inizio di una nuova fase per il club, con l’obiettivo di riscattarsi e puntare nuovamente alla qualificazione in Champions League e alla vittoria in campo nazionale.
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