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Murray, non solo tennis: “Amo il calcio, mi piace l’Arsenal e sono malato di fantacalcio”

La domanda è lecita: se non fosse diventato il numero uno del tennis mondiale, sarebbe diventato calciatore? Probabilmente sì, perché Andy Murray il calcio ce l’ha nel sangue. Suo nonno, infatti, era calciatore. E ha trasmesso allo scozzese, fresco vincitore delle Atp Finals a Londra, la passione per il football: “Tifo Hibernian perché mio nonno giocava lì. Poi quando ho iniziato a viaggiare non ho potuto più guardare il calcio scozzese, ho seguito soprattutto l’Arsenal”.

In un’intervista con l’ex leggenda Pires rivelò i suoi cinque giocatori dei Gunners preferiti: “Tony Adams, Henry, Bergkamp, Pires e Vieira”. Simpatizzante dell’Arsenal, ma Murray è un amante del calcio a 360° gradi. Due anni fa, quando viaggiò a Napoli per la Coppa Davis, parlò con i napoletani di Benitez e Higuain. Chiedeva, si informava. Voleva anche giocare a calcetto, ma il suo staff gliel’ha impedito.

“Un brutto risultato al fantacalcio gli rovina il fantacalcio”, questo ha raccontato il regista McCusker, che ha curato un documentario su di lui. Perché anche il fantacalcio è una delle passioni di Murray: “Lo faccio sempre con i miei amici storici, mi studio tutti i giocatori per allestire al meglio la mia squadra, vado preparatissimo”.

Raccontò Andy: “Andai a vedere Tottenham-Arsenal allo stadio. Incontrai in tribuna Michael Dawson, lo avevo nella mia fanta-squadra ed era fuori per infortunio. Quindi gli ho chiesto per quanto tempo sarebbe rimasto fuori. Lui mi disse di tagliarlo perché sarebbe stato fuori a lungo. Chiedo spesso informazioni ai giocatori che conosco, soprattutto sui trasferimenti. Ho vinto due volte negli ultimi tre anni. Abbiamo un trofeo con scritto il nome del vincitore, lo tengo davanti a trofei vinti con il tennis. Anche davanti alla medaglia d’oro olimpica? Sì”. Scherza, ma non troppo. Il fantacalcio è una cosa seria…

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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