Il trequartista a Gianlucadimarzio.com: “Quello di Abate è un gruppo giovane che ha margini di miglioramento. Kean e Félix Correia di un altro livello”
Gavetta. Ma tanta. Dal settore giovanile dell’Empoli a quello della Juventus. Cristiano Ronaldo, Moise Kean e la sfida – per il terzo anno consecutivo – con la ‘sua’ Juve Stabia. “Un sogno? Rendere orgogliosi i miei genitori” dice Nicola Mosti, trequartista delle ‘vespe’ a Gianlucadimarzio.com. “Certo, tutti abbiamo ambizioni. Io, per esempio, sono di fede milanista… e mi sarebbe piaciuto giocare a San Siro”. E pensare che ce l’ha quasi fatta. Se non fosse stato per quella sconfitta contro il Lecce in Coppa Italia. Un 2-0 che, difatti, ha consegnato ai pugliesi il pass per giocare contro il Milan poche settimane dopo. Ma nulla è perduto, nella vita come nello sport.
“Ora penso a me stesso”. Sicurezza. Determinazione. Convinzione dei propri mezzi. “Mi trovo a vivere la terza stagione con la Juve Stabia. Siamo un gruppo giovane che ha margini di miglioramento. La classifica? La guardiamo… ma fino a un certo punto”.
La stessa che colloca i gialloblù, al momento, nella sesta posizione. “Possiamo ripetere ciò che abbiamo fatto nella scorsa stagione (quinto posto con 53 pt, ndr). Abbiamo le capacità per poter fare un campionato importante” ma senza tralasciare l’obiettivo numero uno: la salvezza.
Scelte di formazione. E perché no, anche di rapporti umani. Perché Mosti cresce, e continua a farlo, con due volti noti del calcio italiano: Fabio Grosso – oggi al Sassuolo – e Ignazio Abate, ovvero l’attuale allenatore della Juve Stabia. “Entrambi ti studiano, cercano di capire il tuo umore. Sotto questo punto di vista sono molto simili”. E a livello tattico? “Il primo l’ho conosciuto quando giocavo nella Primavera della Juventus (stagione 2016/17, ndr). Proponeva delle buone idee di gioco, buone trame. E si merita di essere in Serie A visto il campionato giocato lo scorso anno. Abate? Ha cercato di applicare i suoi concetti, le sue idee, sin da subito. All’inizio abbiamo faticato ma poi le abbiamo assimilate senza problemi”.
La macchina del tempo cambia direzione. Guardiamo all’indietro. Ma di poco, giusto quattro o cinque anni. Quando Motti abbraccia la Juventus. “Ho giocato con Kean e Félix Correia. Purtroppo non ci sentiamo più. Ma al di là di questo posso solo che parlarne bene – dice il trequartista – . Moise era di un livello superiore… basti pensare che è nato nel 2000 e si allenava con noi, del 1998 (ride, ndr). Aveva qualcosa in più. Lo stesso discorso, più o meno, vale per Félix Correia. Era un grande talento e sono contento che oggi sia al Lille, un posto che merita”. Amicizie coltivate. Insegnamenti e sudore, tanto. Lo stesso che, per l’ansia, Mosti ha sprigionato stando al fianco di Cristiano Ronaldo. “Vi racconto l’incontro con lui: ma parto da una premessa – ovvero – . Era un momento importante per me perché non sapevo se sarei rimasto o meno nell’Under23. Un giorno, al centro sportivo, vidi Cristiano Ronaldo: quell’istante, potenzialmente, sarebbe potuto essere l’ultimo momento in cui avrei potuto vederlo da così vicino”.
Ansia, e anche parecchia. “Cercai qualcuno con un telefono, un qualcosa che potesse scattarci una foto. Ma ovviamente, stando in campo, nessuno avrebbe potuto avere uno smartphone a portata di mano”. Tutto cambia. “Cristiano Ronaldo, vedendomi in quella circostanza, decise di chiamare il fotografo del club per scattarci la tanto desiderata foto”. Che gran sospiro di sollievo. Anche perché, raccontata così, sembra che CR7 abbia chiesto la foto a Mosti. Una tesi che, tra risate e sorrisi, trova conferme. “Raccontata in questo modo sembra sia andata proprio così” dice il 27enne.
Ma tornando seri, almeno per un attimo. Perché il Nicola Mosti di oggi, con 55 presenze in Serie B, ne ha fatta di gavetta. La stessa che abbiamo citato in precedenza. Basti vedere le oltre 170 partite giocate in Serie C con Gavorrano, Viterbese, Monza, Modena, Virtus Entella e la stessa Juve Stabia che, grazie (anche) al suo contributo, nel 2024 ha ritrovato la Serie B. “L’impatto fisico. Questa è la principale differenza che ho notato tra le due categorie”.
E aggiunge. “In C ci sono diverse squadre già formate per la B, onestamente non vedo un grande divario tra i due campionati. Probabilmente in B, oltre al fisico, conta anche l’aspetto organizzativo. Ma non andrei oltre perché sono categorie simili”. Raccontato da chi le ha vissute. Da chi ora si gode la ‘meritata’ cadetteria. Raccontato da Nicola Mosti.
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