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Moscardelli: “Ritiro? Posso essere ancora importante”

I gol. La barba. Quella c'è da 7 anni. Inconfondibile. E non la taglierà mai. Ci scherza su: "Solo se gioco con la Roma e vinco lo scudetto". Una risata e un amore che ha fin da ragazzino, quello per i colori giallorossi. 

Anche adesso che il suo cuore batte per il Pisa. Anche a Davide Moscardelli inevitabilmente manca il campo e questo stop lo sta facendo riflettere. Un altro anno ancora da giocatore? Ma sì, il ritiro può attendere. 

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A #CasaDiMarzio, l'attaccante classe 1980, ha raccontato tanti aneddoti, ha rivissuto tanti ricordi. Dagli inizi al Maccarese fino al presente al Pisa. Insomma, tutta la sua carriera fatta di gol e di un amore incondizionato per il pallone.

Ritiro?

Continuare? Sì, io ci penso, ma lo deve pensare anche qualche squadra (ride, n.d.r.). Io ancora sto bene e posso dare qualcosa. Faccio tutti gli allenamenti. So che non posso giocare sempre ma posso essere importante in alcune situazioni, in campo e fuori. Vediamo se ci sarà qualche possibilità, ora aspettiamo prima di ricominciare e come. Ci sono troppi punti interrogativi. Per il post carriera? Fare il commentatore tecnico mi affascina, già mi viene automatico a casa.

Pisa

La promozione? E' partito tutto dal momento più brutto, a gennaio quando eravamo decimi. Ci siamo ritrovati nello spogliatoio, ho provato a capire le sensazioni degli altri. E sono uscite fuori cose giuste ma negli occhi c'era qualcosa di vero ed ho capito che potevamo fare qualcosa di grande. Da lì abbiamo fatto una serie di risultati utili consecutivi e siamo arrivati ai playoff carichissimi. Eravamo tutti fiduciosi che si poteva fare.

La festa con i tifosi? E' stata bella. Il rientro a Pisa è stato lungo, poi la festa allo stadio e in centro… Il ponte era strapieno di gente, le vie del centro uguale. Penso di continuare un altro anno, è un pensiero che mi sta girando in testa. 

E' stata una tappa importante per me. Il Pisa mi aveva cercato anche l'anno prima, a gennaio, ma stavo vivendo una situazione drammatica tra presidenti scappati, stipendi non pagati, punti di penalità. E se fossi andato via sarebbe stato il colpo di grazia. E' stata comunque una scelta difficile dire di no. Ma è stata una scelta di cuore per non lasciare i ragazzi soli anche fuori dal campo. Poi l'anno dopo il Pisa è tornato, hanno capito la mia scelta e la seconda volta (che ero in scadenza con l'Arezzo) non potevo dire di no. Ho preso più tempo possibile ma non potevo nemmeno aspettare troppo. Con il Pisa avrei voluto fare di più in campo ma mi hanno amato lo stesso lì. Sarò sempre legato al Pisa e gli sarò sempre grato per quella seconda opportunità. 

Pioli

E' stato l'allenatore con cui ho lavorato di più. Mi sono trovato bene con lui. E' stato importante per la mia carriera. Ho sempre provato a ricambiare in campo la fiducia che mi dava, anche nella seconda annata al Bologna quando poi lui fu esonerato. A Piacenza avevamo una bella squadra. Il primo anno è stato più complicato perché saltai tutta la preparazione estiva per infortunio, il secondo anno invece ho fatto 15 gol, sono diventato capitano e abbiamo raggiunto gli obiettivi che avevamo. 

Momenti difficili? Per quanto amo il calcio, anche se non avessi fatto il professionista, avrei continuato a giocare anche in promozione o in eccellenza fino a 40 anni. E' quello che ho sempre fatto, non si può giocare all'infinito ma restarci sì. 

Primo gol in Serie A all'esordio

Quando dici che i sogni si realizzano… Ho scoperto che avrei giocato il giovedì prima della partita, non è stato semplice aspettare fino a domenica perché non vedevo l'ora. Il momento dell'ingresso in campo mi era salita un po' di tensione, poi quando è iniziata la partita non ci ho più pensato, pensavo solo a inseguire tutti i palloni. 

La Roma e Totti

Totti? Ho visto e vissuto tutta la sua carriera, fino all'addio al calcio. Ho la sua maglia ed è un ricordo unico. Una volta abbiamo giocato contro, in un Roma-Chievo, quando lui fece doppietta su rigore e mostrò la maglietta 'Scusate il ritardo'. All'intervallo gli ho chiesto subito la maglia. All'andata invece mi ero fatto autografare i parastinchi perché sopra c'era la sua foto.

Redazione

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