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Tempi, inserimenti e paragoni. Moro e l’Europa per Bologna

Se Nikola Moro studia l’italiano come insegna geometria quando gioca a calcio non avrà di sicuro difficoltà a scrivere un tema. E pensare che il problema più importante da risolvere quando è arrivato in Italia era proprio quello di imparare la lingua. Un obiettivo a cui teneva molto. Lui, nato in Croazia, ma di chiare origini italiane; veneziane per essere precisi. Lì, dove “I Mori” sono due. Spiccano sulla cima del campanile più iconico della città e con i loro martelli scandiscono lo scorrere delle ore in tutti i punti nevralgici della città. Il medesimo ruolo che Thiago Motta affida al centrocampista classe 1998: dare ritmo.

 

 

Moro e Bologna verso l’Europa

Moro è l’esperienza del calcio duro, fisico e atletico mischiato a quello di qualità ed emozione che lo ha spinto ad arrivare dov’è oggi. A soli 11 anni ha salutato mamma, papà e la piccola città di Salona, a pochi chilometri da Spalato, perché la Dinamo Zagabria è un sogno ad occhi aperti. Essere Nikola Moro vuol dire anche vivere nel desiderio di indossare la maglia a scacchi della nazionale croata come gli amici e modelli Pasalic e Kostic. Immaginando un giorno di toccare il pallone come quel Modric che è simbolo di un movimento. Perché, sì, puoi avere le migliori qualità e le più grandi aspettative, ma quando sulla carta d’identità c’è scritto nazionalità croata e professione calciatore il paragone è scontato. “Ma bisogna anche andare oltre Luka”– ha affermato il centrocampista rossoblù in un’intervista al Resto del Carlino. A Bologna no. Lui è solo Nikola: colui che regala alla città un sogno che manca da troppo tempo.

 

 

Milan no, Bologna sì: così Moro sceglie l’Italia

Boban, insieme a Paolo Maldini, avrebbe fatto carte false per fargli vestire la maglia del Milan. La burocrazia pressante del campionato russo a seguito dello scoppio del conflitto con l’Ucraina furono insormontabili. In quel momento il classe 1998 giocava nella Dinamo Mosca. In un campionato molto fisico spicca la sua visione di gioco e la qualità nella fase di impostazione e negli inserimenti. Qualità che, oggi, sono l’esatta rappresentazione della sua essenzialità all’interno della squadra di Motta.Corsa, assist e verticalizzazioni. 

 

Non sempre prima scelta, è stato titolare nell’importantissima gara contro la Roma di Mourinho. E Bologna sente. Balla e canta seguendo il ritmo. Lì, dove Nikola ha promesso di mettere radici. Perché la vita è un insieme di valori. E in fondo, un gol alla Roma è la colonna sonora perfetta per celebrare il climax di una carriera trascorsa nella costante ricerca di esplodere. Il boato del Dall’Ara è la nota più dolce. Luka Moro sta ancora studiando l’italiano, ma vuol far conoscere l’Europa ad una squadra e una città intera.

 

Alvise Gualtieri

Nasco all’ombra delle Torri in un giorno che ricordo solo io e nell'anno del rigore di Pasadena. Baggio? Il calcio. Cresco nella “Terra Solatia” con la Laguna come sfondo. Mi svincolo tra codici giuridici e penna. Tra atti e storie so sempre cosa scegliere. La scrittura, forse, un dono del destino scoperto prima dagli altri grazie a un gol di tacco di Del Piero. Djokovic e VR46 le ragioni di una passione. B.B. King e David Gilmour: galeotta fu quella chitarra. Kurt Cobain il mito. La montagna nel cuore. Camminando, pensando e scrivendo. Ma non mi sento “Dante”. Basso profilo, costanza e affari miei. Filosofia vincente? Lo dirà il futuro.

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