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Morata: “I miei figli mi chiedono di mettere l’inno della Juve. Tevez? All’inizio mi guardava male”

Alvaro Morata ha concesso un’intervista a Dazn in cui si è espresso a 360 gradi sulla sua esperienza alla Juventus, sul suo futuro e sui suoi obiettivi. 

 

 

L’attaccante della nazionale spagnola non ha voluto sentir parlare di rimpianti rispetto all’andamento dell’attuale stagione: “Ce ne sono, ma non servono a niente. L’importante è quello che si sta facendo ora. Possiamo ancora giocare una finale di Coppa Italia: alla fine, quando smetti di giocare, le foto con le coppe contano più di qualsiasi altra cosa”. 

Le parole di Morata sul suo futuro alla Juventus

Morata ha parlato del suo futuro, facendo capire che non ci sono certezze di alcun tipo: “Tutti noi ci giochiamo il futuro in ogni allenamento e in ogni partita. C’è una coda lunghissima di giocatori che vogliono venire qui, quindi è normale sentirsi sempre giudicati. Io sono contento, qui mi trovo bene, pensate che i miei figli mi chiedono di mettere l’inno della Juve in macchina. Tutto il resto non dipende solo da me e quindi dovete chiederlo a qualcun altro”. 

 

 

Le parole di Morata su Tevez

L’intervista ha riguardato anche il recente ritorno alla Continassa di Carlitos Tevez e il rapporto dello spagnolo con l’ex compagno argentino: “Cosa gli ho detto quando ci siamo rivisti? L’ho ringraziato, non l’avevo mai fatto: in parte mi ha reso calciatore, dato che quando sono arrivato qui avevo poca esperienza. All’inizio mi guardava male quando tiravo e non gliela passavo. È uno dei giocatori più forti di sempre. Vinceva le partite da solo e si caricava sulla schiena tutta la squadra”. 

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Morata sul ruolo dell’attaccante

C’è spazio anche per un rimpianto relativo alla finale di Champions giocata insieme: “Se ci fosse stato il Var, forse ci sarebbe stato concesso quel rigorino di Dani Alves su Pogba (in Barcellona-Juventus, ndr)”. Morata si sofferma infine sul ruolo dell’attaccante:A chiunque lo chiedi, vincere le coppe è più importante che segnare 50 gol. Io mi considero non un semplice bomber. Chiaro che a tutti farebbe piacere segnare 60 gol l’anno, ma vincere è più importante”. 

Redazione

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