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Christian Gytkjaer, il Vichingo dal cuore caldo che lancia il Monza

Un vichingo non smette mai l’elmo. È la traccia della sua identità, la proiezione del suo destino. Non si risparmia mai, quando si tratta di aiutare i compagni. Continua, caparbio, il suo viaggio. Christian Gytkjaer è il vichingo che trascina il Monza verso la finale dei playoff di Serie B.

 

Foto: Buzzi

 

Lui che segnava poco, lui che, dopo una prima stagione deludente, aveva ingoiato il boccone amaro delle critiche. Lo ha aiutato quel pubblico che, conquistato dal suo spirito guerriero, dalle sue corse all’indietro per guidare l’attacco da regista avanzato, lo ha eretto a idolo. Oggi Gytkjaer li ha ripagati con una doppietta, quella con cui il Monza ha vinto a Brescia l’andata dei playoff di Serie B per 2-1

 

Foto: Buzzi

 

Gytkjaer, il Vichingo che trascina il Monza

Il Vichingo Gytkjaer non ha mai mancato un appuntamento in questa stagione. Il titolare dell’attacco di Stroppa è lui, nonostante l’arrivo di Mancuso a gennaio. Fisico, sacrificio, senso della posizione: qualità che anche il compagno di nazionale Delaney citò per presentarlo, quando arrivò in Italia dal Lech Poznan. Ma anche istinto per il gol, come quello che mostra ributtando in porta la respinta del portiere finlandese Joronen. Anche dal dischetto, è il danese a vincere la sfida tutta scandinava. Testa fredda: dagli undici metri è sempre più spesso implacabile. Cuore caldo: quando era capocannoniere in Polonia, diceva di “voler giocare sotto il sole“, un giorno. Monza e la Brianza non lo accontentano sempre, ma la curva dell’UPower Stadium lo ha adottato come un figlio. 

 

 

Monza, finale playoff più vicina

Ora al Brescia, domenica, servirà vincere a Monza con almeno due gol di scarto per qualificarsi alla finale. Adriano Galliani e Silvio Berlusconi, presenti entrambi in tribuna al Rigamonti, si sdoppieranno fra le sorti del Milan, a un punto dallo scudetto, e la loro nuova sfida, la più ambiziosa. Gytkjaer sarà ancora una volta il perno intorno a cui ruoterà il Monza. Lo accoglieranno come eroe, ma gli affideranno un’altra missione. Rimettersi l’elmo, e partire per un nuovo viaggio. La meta? Beh, quella la conoscono tutti. 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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