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A Monza “la vita l’è bela”: il sogno A è più vivo che mai

La vita l’è bela“, la vita è bella, per il Monza, che batte meritatamente il Benevento per 3-0 e recupera il secondo posto della classifica di Serie B, scavalcando la Cremonese, sconfitta allo Zini dall’Ascoli. Ora il Monza dipende solo da se stesso: se vince a Perugia all’ultima giornata, sarà Serie A, per la prima volta nella storia. 

Quella storia che ha scritto Guido Soldani, 96 anni, membro del Monza che ottenne la sua prima promozione in Serie B al termine della stagione 1950-51. Sotto ai suoi occhi, e a quelli del presidente Berlusconi, si consumano novanta minuti che si candidano a rimanere impressi nella memoria degli oltre 8000 tifosi presenti sugli spalti (record stagionale di affluenza). 

 

 

Dany Mota, l’antidoto alla noia

Tra di loro, ci sono anche i bambini delle scuole monzesi che aderiscono al progetto “Tifo positivo“, promosso dalla Lega calcio. Durante la partita corrono, saltano, non stanno fermi un secondo. Come Dany Mota Carvalho, nel cui vocabolario non rientrano le parole “banalità” o “noia”. Quando è in panchina, fa gli scherzi al preparatore atletico, lancia un chewing-gum e lo riprende al volo; quando, come oggi, sfreccia in campo al fianco di Gytkjaer, non fa altro che chiamare la palla, muovendosi nervosamente con quel fare goffo e quella schiena incurvata che ne rivelano l’impazienza. Qualche volta sbaglia per troppa foga, come a inizio match, spesso le cose girano nel verso giusto. Alla fine è la palla stessa a cercarlo, come quando a inizio secondo tempo sblocca il match su un clamoroso errore in retropassaggio di capitan Letizia. Sempre lui chiude il match, al 43′ del secondo tempo, con un diagonale alle spalle di Paleari. Questa volta esulta col sorriso, la lingua fuori. I compagni lo travolgono, è il punto esclamativo su una vittoria che acquista proporzioni nette, il “la” ai tifosi, che cominciano a urlare: “Tutti a Perugia“.

 

 

Monza attento, Benevento sotto tono

Se il rendimento di Dany Mota migliora rispetto alle ultime uscite, il merito è anche di Stroppa, che sceglie una formazione più offensiva, con Gytkjaer e Ciurria a supporto e un Pedro Pereira scatenato sulla fascia destra. Il Monza prende il sopravvento fin dall’inizio: sono almeno 4 le grandi occasioni nei primi dieci minuti, e il migliore in campo è il portiere ospite Paleari. Stroppa si tocca nervosamente i capelli: nell’aria sente l’odore della beffa. Ma a colpire è l’attenzione che i padroni di casa mettono in ogni circostanza: Machìn è tra i migliori, come contro il Brescia, gli esterni si sacrificano in raddoppio, Mazzitelli non fa rimpiangere l’assenza di Valoti. Dall’altro lato, il Benevento sembra aver staccato la spina dopo i dieci minuti finali contro la Ternana: nemmeno il ritiro a Novarello è stato sufficiente per dare alla squadra di Caserta la carica giusta per tentare l’assalto alla promozione diretta.

Gytkjaer, il vichingo che scalda l’UPower Stadium

Non passano nemmeno 4 minuti dal gol di Mota e l’arbitro Di Bello assegna un rigore per un tocco di mano all’ingresso in area. Dal dischetto realizza Christian Gytkjaer, il vichingo che ha scaldato il cuore dei monzesi, da sempre uno dei più acclamati dalla gradinata. La prima stagione in Italia non è stata entusiasmante, tutt’altro, ma i tifosi hanno cominciato subito ad amarlo per la sua generosità. Quest’anno, con 9 gol, è il terzo miglior marcatore dietro a Valoti e Dany Mota.  

 

 

A Monza si sogna

I tifosi del Benevento, tutt’altro che fiaccati dalla lunga trasferta, non smettono nemmeno un attimo di innneggiare alla “Strega“. Ma il palcoscenico è tutto per quelli del Monza. A fine partita l’UPower Stadium si colora di sciarpe e palloncini. Ci sono cori e applausi anche per Barberis, autore dell’errore contro il Frosinone: sono 8000 pacche sulla stessa spalla. Spunta il sole: ma nessuno lo legge come un “segno”, la scaramanzia prevale per tutti o quasi, dato che lo speaker annuncia che “il sogno si sta per avverare“. Poi tutto torna al suo posto, cala il silenzio: c’è da risparmiare le energie per la trasferta di Perugia. Perché, come ripetono qui, “non succede, ma se succede…

 

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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