Montoya: “Il mio Barça ha scritto la storia. Inter? Non ho avuto chances”

Il doppio ex Martin Montoya ai nostri microfoni: “Sarà una partita tesa. Pedri come Iniesta. E Lamine…”
67 presenze con il Barcellona, 4 con l’Inter. In carriera ha vinto un Triplete – con i Blaugrana – e ora è ripartito dall’Aris Salonicco, in Grecia.
Martin Montoya vivrà emozioni speciali questa sera, doppio ex della grande notte di Champions League, ultimo atto prima della finale di Monaco: “Mi aspetto una partita tesa e con meno gol dell’andata. Penso si possa decidere ai supplementari”, spiega a Gianlucadimarzio.com
L’Inter lascerà il pallone al Barcellona, difenderà in blocco – cosa che fa molto bene – e poi proverà a lanciare in contropiede le frecce, Dumfries e Thuram. L’arma segreta? Penso possa essere Lautaro, il goleador: è tra i più forti al mondo nel suo ruolo.
Dall’altra parte c’è un Barcellona molto giovane, che con Flick ha mantenuto la storica filosofia del club. Giocano molto bene con la palla e, quando la perdono, pressano forte e provano a recuperarla in pochi secondi. L’idea è la stessa che negli anni è passata dai tempi di Guardiola a Luis Enrique fino a oggi”.
Montoya: “Lamine tra Messi e Ney, Pedri ricorda Iniesta”
Il Barcellona dovrà affrontare una delle partite più importanti della stagione senza i due terzini titolari. Montoya, terzino da 130 partite in Liga e 50 in Premier, lo sa bene: “Balde e Koundé sono assenze importanti: sono titolari e forti, giovani ma già con esperienza sul palco più importante. Giocherà Eric Garcia, che è bravo con la palla ma non è un terzino naturale”.
Dalla cintola in su, però, il Barça fa paura: “Pedri e Lamine sono due fenomeni e hanno già vinto titoli importanti. Lamine per alcune cose mi ricorda Messi, per altre Neymar. Ho giocato con entrambi: di Leo ha il mancino e l’abilità di nascondere la palla e rientrare, di Ney l’uno-contro-uno, il dribbling con cui ti salta sempre”. E Pedri… “ricorda Iniesta. Tantissimo. Hanno entrambi qualità enormi in campo e valori umani fuori. Iniesta mi ha aiutato quando dalla Masia mi affacciavo in prima squadra. E mi dicono che Pedri faccia lo stesso”.
Quello di Flick è un Barcellona che sogna: vuole tornare a vincere la Champions, e perché no, il Triplete. L’ultimo era arrivato nel 2015. Montoya c’era: “È stato un cammino incredibile. Il ricordo più bello? Oltre l’emozione della vittoria, il quarto di finale contro il PSG: ho giocato titolare e dato un assist a Suarez. La nostra squadra ha fatto la storia e penso che quest’anno possano riscriverla: hanno già vinto la Copa, sono primi in Liga e la finale di Champions dista 90 minuti”.
“All’Inter non ho avuto opportunità per dimostrare chi sono”
L’ostacolo tra i Blaugrana e il sogno Champions è l’Inter. Che Montoya ha conosciuto, ma solo per sei mesi, nel 2015. Era arrivato in prestito biennale con diritto di riscatto a 7 milioni, fresco campione di tutto con il Barça. Ma ha giocato pochissimo e ha salutato dopo sei mesi: “L’Inter è stata un’opportunità che ho voluto cogliere al volo. La dirigenza mi ha voluto, ma gli allenatori – prima Mazzarri poi Mancini – non hanno avuto fiducia in me.
Non ho rimpianti, ma di certo mi è dispiaciuto per com’è andata: volevo vincere con l’Inter. O sicuramente dare di più: non ho avuto occasioni per dimostrare il mio valore. In squadra mi ero adattato bene: c’erano tanti sudamericani e si parlava spagnolo. E poi Milano è una bellissima città: nel tempo libero passeggiavo in centro con mia moglie o andavamo sul Lago di Como. Ma ho sofferto il salto dallo stile di gioco del Barcellona a quello tattico e difensivo della Serie A”.
Da allora sono passati dieci anni e l’Inter vive… tempi migliori: “Allora il club era in un periodo di ricostruzione. Ora è un’Inter diversa, con dimensione da big mondiale e una filosofia chiara dettata da un allenatore forte come Inzaghi”. Un fattore importante per stasera? San Siro. “L’atmosfera è spettacolare: ci ho giocato sia con l’Inter sia da ospite con in Champions, contro il Milan. I tifosi ti fanno volare, ti danno energia quando non ne hai più: l’Inter giocherà in dodici”