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Montero: “Buffon? Non è umano: ci ricorderemo di lui come il più grande di ogni epoca”

Juve-Barca, Montero apre l’album dei ricordi. Il 9 aprile 2003 l’ex difensore dei bianconeri segnò proprio ai blaugrana nei quarti di finale di andata: all’epoca si giocava al Delle Alpi. Montero, ora allenatore del Rosario Central, ricorda con piacere quella rete e carica la Juventus attraverso le pagine de La Gazzetta dello Sport.

Tutti senza paura, anche davanti a Messi” – attacca Montero – “Gol al Barcellona? Ne ho segnati talmente pochi che lo ricordo nei minimi dettagli. Quella fu una partita complicata: era il Barça degli olandesi, non la super squadra di adesso, poi pareggiò Saviola e, in fondo, il risultato fu giusto. Una sofferenza incredibile al ritorno: per fortuna in campo c’era Pavel e poi arrivò quella “scappata” di Birindelli col tocco di Zalayeta. Un miracolo, ma quella squadra era cattiva: non mollava mai, davvero mai. Questa è altrettanto forte, magari in maniera diversa. Nella mia c’erano fenomeni, ma la coppia Higuain­Dybala è già al top: possono segnare in ogni momento. Uno solo c’era allora e c’è anche oggi: cosa devo dire di Buffon? Non è umano, ci ricorderemo di lui come il più grande portiere di ogni epoca.

Il Barça sarà un osso duro: “Le loro individualità, forse, sono superiori, almeno se ci fermiamo a quei tre davanti. Ma noi,“noi” perché sarò sempre della Juventus, siamo più solidi, uniti e disposti a correre l’uno per l’altro. La qualificazione è equilibrata, ma di certo si vince così. Come si marcano Messi-Suarez-Neymar? Non ho consigli da dare ad Allegri che sa fare un’ottima fase difensiva, figurarsi ai centrali della Juve che considero i migliori in circolazione. Quando vedo Bonucci e Chiellini guardarsi in campo, mi sembra di vedere me e Ferrara: un cenno e ci si capisce. Ma oggi come ai nostri tempi la Juve difende da squadra: con Lippi erano gli attaccanti i primi a pressare e a rientrare, proprio come fanno adesso Mandzukic, Dybala o Cuadrado.

La finale del 2003 andò poi al Milan: “Pesa tanto: è la cosa che manca nella mia carriera, un rimpianto che mi porto dietro. Potrei dire che i miei compagni di allora ancora dentro al club, Buffon, Nedved, Trezeguet,devono vincere questa Coppa anche per me, ma sarebbe sbagliato porre la questione così. Io ho avuto il mio turno e non ce l’ho fatta. Loro, invece, devono farcela per loro stessi, per i tifosi, perché la Juve lo merita. Sono il giocatore preferito di Agnelli? Ringrazio Andrea, l’ho conosciuto che era un adolescente e ora sta facendo cose incredibili alla guida della squadra. Certo, poteva preferire Zidane, Del Piero o qualche altro fuoriclasse e invece ha scelto uno “normale” come me. Forse perché, in un certo senso, con tutta l’umiltà possibile, “mi sento” la Juve. Nel senso, che rappresento la voglia di lottare e vincere di questo grande club.

Montero è anche l’idolo di tutto il popolo bianconero: “Quando sono a Torino l’affetto della gente mi travolge. Del resto, quando gioca la Juve si ferma ogni cosa e casa mia diventa uno stadio: da mio padre ai miei figli, tifano tutti. Sull’esperienza nel Rosario Central: Una città nuova che non conoscevo ed è bellissima, appassionata del futbol come sa tutto il mondo. Tra poco arriva il derby con il Newell’s Old Boys e ci divertiremo… Stiamo crescendo bene e, nel mio piccolo, cerco di portare l’insegnamento dei maestri che ho avuto alla Juve. Lippi, ovviamente, che ci ha insegnato ad aggredire gli avversari e a fare la partita sempre, ma dico pure Capello e Ancelotti. E prima ancora Prandelli e Mondonico all’Atalanta. Racconto sempre ai miei figli quale fortuna sia stata essere allenato dai migliori della mia epoca“.

Redazione

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