Il ds Monchi (Imago)
Monchi, ex direttore sportivo di Roma e Aston Villa, ha rilasciato un’intervista attraverso il quale ha svelato diversi retroscena
Poco più di due stagioni alla Roma tra tante critiche, il ritorno al Siviglia e le grandi conferme ottenute all’Aston Villa. Gli ultimi anni di carriera di Monchi sono stati certamente in crescendo e adesso, in un periodo di riposo, il dirigente spagnolo non può che guardare con soddisfazione al proprio passato.
Dopo due anni a Birmingham da direttore sportivo, lo scorso mese si sono separate le strade tra il classe ’68 e l’Aston Villa. In mezzo grandi risultati, tra cui la qualificazione in Champions League della passata stagione, che il 57enne ha voluto rimarcare durante un’intervista rilasciata ai microfoni di Flashscore.
Innanzitutto, Monchi ha parlato di come è maturato l‘addio al Villa: “Eravamo tutti d’accordo sul fatto che, dopo due anni di grande successo sia a livello sportivo che economico, il passo successivo che il club doveva compiere fosse consolidare la propria posizione nell’élite. E tutti pensavamo che, dopo un significativo calo, fossero necessari nuovi volti e che potessi cercare nuove sfide. E sulla base del consenso, della formazione e del rispetto, abbiamo concordato che questa fosse la cosa migliore per tutti.”
Tanti anni passati in Liga, ma è soprattutto in Inghilterra che il dirigente si è fatto maggiormente apprezzare. A proposito di questo, il dirigente ha parlato anche delle differenze tra il campionato spagnolo e quello inglese, soprattutto dal punto di vista dirigenziale: “Una differenza radicale è che all’Aston Villa la figura dell’allenatore è al vertice della piramide; è la persona che gestisce il club a livello sportivo. Poi, ovviamente, c’è la proprietà. Di solito non esiste in Spagna. La figura del direttore sportivo in Inghilterra è molto più in secondo piano, il che permette anche di lavorare con più calma”.
Come detto, un passaggio anche alla Roma in cui però molte cose non sono andate. E Monchi, con molta onestà, ha spiegato quelli che secondo lui sono stati i motivi: “Il primo anno, la squadra è arrivata terza e ha giocato in semifinale di Champions League. Il secondo anno, quando me ne sono andato, eravamo quinti, quindi le cose non sono andate male. In due mercati, abbiamo dovuto vendere tutti i giocatori importanti per necessità economiche. Penso che alla Roma sia mancata un po’ di pazienza, cosa che di solito succede nel club. Ricordo solo cose positive della Roma, perché sono stati due anni magnifici. Era la mia prima volta lontano da Siviglia e mi sono divertito molto, soprattutto il primo anno”.
Per concludere, lo spagnolo ha anche parlato della cessione di Salah al Liverpool: “Era necessario. Quando sono arrivato lì, Salah è stato praticamente venduto per 33 milioni di euro più tre milioni di bonus. Alla fine, è stato venduto per 55, ma c’era già un impegno con il giocatore. Lui voleva andarsene e l’unica cosa che potevamo fare era cercare di migliorare il prezzo. C’era praticamente un accordo tra Roma e Liverpool. Quello che abbiamo fatto è stato spingere per ottenere il più possibile, perché il giocatore sapeva già di voler andare via”.
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