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Il successo del Monaco passa dei giovani: i segreti del club monegasco

“Rise. Risk. Repeat”. Lo si legge un po’ dappertutto in casa Monaco. Sul colletto del completino da gara, negli spogliatoi, anche sul profilo Instagram ufficiale della squadra. Tre parole che racchiudono la filosofia dei monegaschi. Lì i giovani vengono buttati nella mischia senza paura. Li fanno prima crescere lontani dalle pressioni, poi li lanciano tra i grandi. Così all’infinito. Inutile poi chiedersi perché il settore giovanile del Monaco sia il migliore in tutta la Ligue 1.

 

 

Il centro sportivo di La Turbie e lo scouting

 

 

Per capire il mondo del Monaco bisogna arrivare in alto. Nel vero senso della parola. Sulle montagne di Montecarlo, a La Turbie per essere precisi. Un borgo medievale che, oltre ad ospitare appena 3.000 abitanti, è la casa del club monegasco, in particolare il centro sportivo della squadra.

 

In tanti lo definiscono un paradiso. Un po’ per l’ambientazione, un po’ per i risultati che sta portando in termini calcistici. Perché al centro sportivo di La Turbie nasce la magia del Monaco. Qui parte tutto. Si lavora nel verde più totale, lontani da ogni distrazione, preoccupazione e possibile intoppo. Sperduti tra le montagne. Una scelta dei rouges et blancs. Lì si pensa solo a migliorare. 

 

 

 

 

Distanti da tutto, anche dalla pressione mediatica. Allenamenti sempre a porte chiuse, raramente si dà spazio al pubblico. Con l’atmosfera di La Turbie a fare da cornice. Se non è il paradiso ci siamo vicini.

 

Ma questa è solo l’ultima fase del processo. Il vero lavoro c’è prima. Perché va bene farli crescere, ma il talento non deve mancare dall’origine. Così gli osservatori del Monaco cercano in giro per il mondo, principalmente in tutta la Francia (selezionandoli dall’accademia di Clairefontaine), con qualche comparsa in Brasile e in Portogallo. 

 

Tanti nuovi progetti, l’ultimo è La Diagonale”. La nuova casa del settore giovanile, inaugurata a settembre. Una struttura all’avanguardia, studiata su misura per i talentini del club. Palestra, centro medico e anche delle classi in cui studiare. L’attenzione ai dettagli, sia calcistici che non. Perché i ragazzi devono seguire un programma ben preciso. Si dà grande importanza allo studio, come in una qualsiasi scuola calcio. “Se non porti i risultati non giochi…”. E poi la magia in campo. Il talento che incontra il lavoro. La preparazione dello staff a disposizione di ogni calciatore. Così il Monaco ha costruito un settore giovanile da sogno.

 

 

 

 

La rifondazione degli ultimi anni

 

 

Prendete l’elenco della rosa del Monaco, salta all’occhio subito una cosa: ci sono appena due giocatori over 30, Volland e Ben Yedder. Poi si scende d’età, fino ad arrivare ai giovanissimi. Tutto frutto di una rifondazione partita qualche anno fa. Quando in campo c’erano ancora Mbappé, Bernardo Silva e Fabinho.

 

Perché della squadra che nel 2017 affrontò la Juventus in semifinale di Champions League, non è rimasto nessuno. Tutti venduti ai migliori club d’Europa. E quasi tutti cresciuti nelle giovanili del Monaco. Lì si è ripartiti, ricostruendo le basi del club. Tanti fondi che entrano, subito reinvestiti nel settore giovanile e nella rete di scouting. Ma anche qualche spesa importante sul mercato. 40 milioni per Ben Yedder, 30 per Gelson Martins, 20 per Maripán, 18 per Tchouameni. Acquisti raramente sbagliati. 

 

 

 

 

E poi c’è l’uomo che dirige il tutto dalla panchina, Philippe Clement. Per tre anni consecutivi campione in Belgio, prima con il Genk e poi con il Club Bruges. È l’uomo perfetto per il Monaco. Perché oltre a saper vincere, è un maestro nella gestione di talenti. Altra scelta azzeccata da una dirigenza che difficilmente fa cilecca.

 

 

 

 

Una squadra giovane, affamata, piena di talento. Un club lungimirante, sempre pronto a mettersi in gioco. Accettare nuove sfide, rischiare e ripetere all’infinito senza abbattersi. Il Monaco è già nel futuro.

Marco Cavallaro

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