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Modric: “Al Milan si gioca per vincere. Se non avessi fatto il calciatore sarei stato un cameriere”

Modric (IMAGO)

Tra presente, passato e futuro: il centrocampista del Milan si racconta

Al Milan si deve giocare sempre per vincere, solo per vincere“. Su questo Modric non ha dubbi. In Italia solo da pochi mesi, il croato si è già perfettamente calato nel mondo Milan e al Corriere della Sera ha raccontato l’inizio della sua avventura italiana.

Scudetto? È possibile. Ma è lunga. Nel calcio devi pensare partita per partita. Se cominci a programmare a distanza di mesi, ti perdi“. Un presente che però affonda le proprie radici nel sogno dell’infanzia: “È vero. Ero milanista per via dell’eroe della mia infanzia: Zvonimir Boban, capitano della Croazia che sfiorò l’impresa al Mondiale di Francia del 1998.

Per noi fu comunque qualcosa di incredibile. Un Paese piccolo, che usciva da una guerra devastante, si affacciava sul mondo. Tutti ci sentivamo molto orgogliosi. Non avevo ancora tredici anni, e mio papà mi regalò la tuta del Milan“.

E solo per i rossoneri poteva accettare di non chiudere la carriera a Madrid: “La vita ti sorprende sempre. Succedono cose che non avresti mai creduto possibili. Ero convinto di chiudere la carriera nel Real Madrid, invece… Questo però l’ho sempre pensato: se avessi mai avuto un’altra squadra, sarebbe stata il Milan. Sono qui per vincere“.

Milan, Modric: “Oltre a Boban, il mio idolo era Totti”

A proposito della sua gioventù, Modric ha rivelato anche un retroscena particolare: “Se non avessi fatto il calciatore, mi sarebbe piaciuto fare il cameriere. Ero bravino. E mi piaceva. Ho studiato all’istituto alberghiero di Borik. Il primo anno facevamo pratica al ristorante Marina di Zara, dove si tenevano i pranzi di nozze. Me la cavavo a servire le bevande; e ai pranzi di nozze croati si beve parecchio. L’unica cosa che non mi piaceva era lavare i piatti“.

Tornando al calcio, ha parlato della Serie A e di chi lo paragona a Pirlo: “Li ringrazio, il paragone mi onora: Pirlo ha sei anni più di me, ha aperto una strada. Ma il mio idolo, Boban a parte, era Francesco Totti. In serie A avevate calciatori favolosi. Li guardavo e mi dicevo: quello è il calcio che voglio giocare“. E di quello che per lui ci sarà dopo: “Vorrei restare, come allenatore o come dirigente, non so ancora. Ma prima credo di avere ancora qualcosa da dare sul campo“.

Luka Modric (IMAGO)

Modric: “Allegri incredibile, Ancelotti numero uno. Il più duro? Mourinho”

Il croato ha anche parlato di allenatori, partendo da quello attuale: “Allegri ha una personalità incredibile. Somiglia un po’ ad Ancelotti: sensibile, divertente, ama fare scherzi. Ma sul campo, come tecnico, è un grandissimo. Sa di calcio come pochi. Non lo conoscevo così bene, ma sono felice che oggi sia il mio allenatore. Carlo è il numero uno. Difficile trovare parole. Per il suo modo di essere, non solo per le sue qualità in panchina. Abbiamo parlato tante volte di Milano e del Milan, quando eravamo a Madrid. Anche per lui questo posto era unico. Ricordo quando lo conobbi. Io ero solo in città. Lui mi telefonò e mi disse: «Su, vieni a cena con me». Parlammo per ore, di tutto. Di calcio, della famiglia, della vita. Di solito gli allenatori non danno confidenza ai giocatori. Lui sì“.

Arrivando poi a Mourinho: “Speciale. Come tecnico e come persona. Fu lui a volermi al Real Madrid, senza Mourinho non sarei mai arrivato. Mi spiace averlo avuto una sola stagione. Tra questi era il più duro. L’ho visto fare piangere negli spogliatoi Cristiano Ronaldo, uno che in campo dà tutto, perché per una volta non aveva rincorso il terzino avversario. Mourinho è molto diretto con i giocatori, ma è onesto. Trattava Sergio Ramos e l’ultimo arrivato allo stesso modo: se doveva dirti una cosa, te la diceva. Anche Max è così: ti dice in faccia quello che va e quello che non va. L’onestà è fondamentale“.

Redazione

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