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Modric, Madrid e le paure nascoste da Valdebebas a Cibeles. “Se queda”, forse…

“¡Luka se queda!”. Dalla mattina a notte fonda Madrid esorcizza un incubo mostrando i muscoli, l’urlo della gente diventa quasi un ritornello. Andrés ha 24 anni e Modric tatuato sul polpaccio, ma c’è anche una coppia che passeggia dalle parti di Cibeles – la fontana magica di ogni notte blanca con una Champions tra le mani – a mezzanotte e urla che c’è poco da fare, perché Luka se queda, resta dov’è. Incantevole Cibeles, piena di madridismo a qualsiasi ora anche in una notte d’agosto. Madridismo impaurito, anche dove si celebrano i sogni realizzati passa lento il brivido dell’incubo: Modric vuole andare via, chi tifa Real quasi non se ne capacita.

“Anche lui dopo Cristiano, no…”, dicono impossibile ma temono il contrario. Perché se CR7 ha scatenato un terremoto, da Luka sono già spuntate le prime crepe. Neanche un segnale al Madrid in tutti questi giorni di rumors, segnali arrivati forti e chiari all’Inter, il desiderio di Modric. L’ultima sfida di un campione straordinario che compirà 33 anni, ha vinto tutto e di più al Bernabéu e vuole l’Italia. “Se queda“, resta, lo ripetono anche a Valdebebas dove Luka è
tornato al lavoro da professionista puntualissimo. Ore 9.15, l’auto dal
lusso pari ai suoi piedi sfreccia per rientrare al quartier generale
del Real dopo un Mondiale strepitoso e le meritate vacanze. Passate
(anche) a flirtare con l’Inter: Luka si è lasciato tentare, poi ha aperto una porticina, adesso è diventata un’autostrada. Fosse per lui, Modric sarebbe già a Milano. E invece Madrid non vuole lasciarlo andare, Lukita proprio non va giù; glielo urlano anche quando lascia Valdebebas per ultimo alle 13.45, con un’ora abbondante di distanza dal ‘ritardatario’ Varane. Uscita secondaria, transenne dalla security solo e soltanto per lui, vietato assaltare il dieci che ha la testa piena di dubbi. Modric si è preso un’oretta per confrontarsi col José Angel Sanchez, il deus ex machina di Florentino che ha ribadito di volerlo blindare a Madrid. Ma non basta.


Plaza de Cibeles, Madrid

E i madridisti lo sanno, eccome. Lo implorano, vogliono che resti a tutti i costi, indicano la sua maglia negli store del Real perché sempre in bella mostra (e tra le più vendute). Gli artigli feriti del madridismo: “La vedi quella 10? Resta dov’è”, esorcizzare la paura convincendosi che niente cambierà. Quasi certi che Florentino non può tradirli ancora, dopo aver salutato Zidane in una mattinata all’improvviso e Cristiano in una settimana che da queste parti ancora maledicono. Perdere anche Modric sarebbe troppo.

Cosa sta succedendo al Real? Perché tutti vogliono andare via? Modric si è blindato in casa dalle 14, un saluto all’amico Kovacic prima di partire per Londra e poi dritto nella sua villa alla Moraleja, il salotto di Madrid dove si è rifugiato per tutto il giorno con i suoi agenti. La quiete di Luka è assordante, l’Inter spera diventi presto tempesta. Ma c’è un certo Florentino che rimanda, rinvia continuamente, gioca d’astuzia e non vuole abbassare il muro blanco, quel gentleman agreement è diventato un boomerang. Madrid intanto accoglie Courtois e va a dormire da dura, sicura di trattenere l’architetto croato delle quattro Champions all’apparenza ma sotto sotto spaventata dal fantasma dell’Inter. Cibeles si svuota, Valdebebas è deserta, lampi e tuoni all’orizzonte. Rimbomba quel desiderio che diventa ritornello: “¡Luka se queda!”. Forse.

Fabrizio Romano

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