La MLS è diventata in modo concreto una concorrente per le squadre europee sul mercato. L’ultima dimostrazione, in ordine cronologico, è l’approdo di Brenner – attaccante del 2000 del San Paolo – al Cincinnati. Il brasiliano, esploso nell’ultimo campionato, è stato comprato per 20 milioni di dollari. Mai un club americano aveva speso così tanto per un giovane brasiliano.
La visione della Lega e delle franchigie è cambiata. “Ho cominciato a lavorare con la MLS nel 2014 quando esercitavo ancora l’attività di avvocato di diritto sportivo. Pochi anni dopo, mi ricordo ad esempio che a Toronto in riunione con il management del club canadese, mi avevano chiesto di non mandare più over 30, ma giocatori più giovani a partire anche dai 18-20 anni fino agli Under 28” racconta a gianlucadimarzio.com Marco Vittorio Tieghi, avvocato e intermediario di origini italoamericane di New York, che ha fondato l’agenzia SportsGeneration che ha come focus specifico proprio l’intermediazione in MLS (insieme ad una partnership strategica con Jerome Meary di Elite Athletes). “Rimane sempre vivo l’interesse per colpi più mediatici come Ibrahimovic e Higuain, ma solo se vanno in America con l’obiettivo di fare bene”. L’occhio degli scout a stelle e strisce si è spostato sempre di più su quel bacino di talento che è il Sudamerica. Lo scopo è semplice: trovare giovani che si adattino bene al gioco verticale e veloce della MLS e investire in future plusvalenze. Esempio lampante è quello di Miguel Almirón, passato dall’Atlanta al Newcastle per 30 milioni in estate. Il club americano l’aveva acquistato per appena 4 milioni dal Lanùs.
E così tutta la Lega si sta muovendo in questa direzione. “Negli ultimi 2 anni ci sono sempre più sudamericani – spiega Tieghi – perché, a parità di talento rispetto all’Europa, spesso guadagnano meno nei paesi di provenienza e questo per i club MLS è un bene da un punto di vista del budget. Per esempio, negli ultimi anni il Los Angeles FC o l’Atlanta hanno speso tanto per giovani stranieri e poi c’è il caso Cincinnati con Brenner”. Non sorprenda la questione economica, le franchigie devono rispettare un salary cap e infatti i contratti in MLS sono generalmente meno lauti rispetto all’Europa. Sul punto ancora Tieghi, “le regole in MLS sono piuttosto complicate anche per gli stessi addetti ai lavori, che devono sempre tenersi aggiornati per poter comporre il roster in base al budget disponibile: dai giocatori ‘under salary cap’ a quelli ‘DP’, ovvero i ‘Designated Players’ che possono essere tre per club e che possono guadagnare al di sopra del tetto salariale”.
E allora perché sempre più giovani scelgono di andare in America piuttosto che in Italia? “Io dico sempre che vivere negli Stati Uniti è un cambio di vita. Quasi tutti i club di MLS sono in città importanti e la qualità media della vita è molto elevata – continua Tieghi – Inoltre le franchigie sono iper-organizzate sotto tutti i punti di vista. Hanno belle strutture, gli stadi prima del Covid erano sempre pieni. Inoltre, gli impianti sono tutti di proprietà”. E poi c’è la crescita tecnica della competizione: “A livello tecnico-tattico il campionato si è evoluto e le squadre sono sempre di più, ogni anno se ne aggiungono di nuove. La MLS non è un campionato per niente semplice e sta diventando sempre più competitivo (anche in vista dei Mondiali del 2026, ndr). Per questo motivo, sempre più giocatori, allenatori e dirigenti prendono in considerazione gli Stati Uniti come destinazione gradita per la propria carriera”.
Così l’America ha iniziato ad attrarre sempre più giovani. Non solo sudamericani, in molti arrivano anche dall’Europa. La MLS è da considerarsi una vera concorrente per le società del vecchio continente e gli europei se ne sono accorti. Negli ultimi anni sempre più scout arrivano in America per osservare giovani. Reynolds è soltanto l’ultimo di una lista di giocatori emergenti che in MLS iniziano ad affermarsi. “Ci stiamo infatti organizzando – conferma Tieghi – anche sul lato opposto: ovvero proporre i migliori talenti made in USA provenienti dalle academies in Europa”. L’Europa non è più l’unica destinazione ambita dai giovani, il sogno americano ora è realtà e nelle prossime sessioni di mercato continuerà a essere una concorrente vera e propria.
Roberto Ugliono
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