Orsic, Pafos (PHOTO CREDITS: Emanuele Croci)
Dal documentario “Pafos: risvegliare la passione di un’isola”: la nostra intervista al calciatore croato classe 1992
Una carriera da giramondo segnata da tre partite. Sì perché Mislav Orsic fino a ora nella sua carriera ha giocato nove campionati diversi. Dalla Croazia alla Cina e dall’Italia alla Corea del Sud: il classe 1992 a partire dai 21 anni ha cominciato a girare il mondo fino ad approdare al Pafos : “Sono qui da circa 9-10 mesi e finora mi sto davvero divertendo. Lo scorso gennaio siamo stati contattati dal Pafos e in pochi giorni abbiamo raggiunto un accordo e sono venuto qui“, racconta ai microfoni di gianlucadimarzio.com nel documentario “Pafos, risvegliare la passione di un’isola”.
Un nuovo inizio per il classe 1992 che è tornato a giocare la Champions League, conquistata dal club nei preliminari contro la Stella Rossa. La gara contro il club serbo e, soprattutto, il secondo gol segnato in quel match è il momento che è rimasto nel cuore del calciatore croato: “Quando ci siamo qualificati contro la Stella Rossa per la Champions League, quei 90 minuti, il momento in cui abbiamo segnato il secondo gol: quest’ultimo è il momento che mi è rimasto impresso, il momento più importante al Pafos per ora”.
Dopo Southampton e Trabzonspor il Pafos per Orsic è stato l’ennesimo cambio radicale della sua carriera. Il croato, però, ha dimostrato fin da giovane grande capacità di adattamento. A soli 23 anni, infatti, ha deciso di rivoluzionare completamente la sua carriera andando a giocare in Asia, prima in Corea del Sud e poi anche in Cina: “Ero ancora un giocatore molto giovane, avevo 22 anni. Non sapevo molto della cultura coreana perché è completamente diversa da quella europea. Quindi ho avuto davvero bisogno di 6 mesi per adattarmi a tutto, e quando mi sono adattato alla loro cultura, le cose hanno cominciato ad andare meglio per me“. Un cambio radicale che però non è stato negativo. Orsic, infatti, ci confida che se non fosse arrivata la Dinamo Zagabria: “Probabilmente sarei rimasto lì a lungo“.
Un’avventura oltre oceano arrivata dopo una stagione andata male in Italia con lo Spezia: “Sono arrivato piuttosto tardi, negli ultimi giorni della finestra di mercato. La squadra era già formata e io ero un giocatore giovane e nessuno mi conosceva, quindi era difficile trovare spazio in campo“. Un anno fallimentare? L’attaccante del Pafos non lo definirebbe così: “Da giovane devi affrontare momenti difficili nella tua carriera“. Mentre ne parla, però, ammette che forse un errore lo ha fatto: “Non ho imparato molto bene l’italiano, forse se avessi imparato la lingua, per me sarebbe stato tutto diverso. Ma nella vita non si sa mai dove si commettono degli errori. Sono comunque piccoli errori che possono aiutarti in futuro“.
Il club che ha caratterizzato di più la carriera di Mislav Orsic è stato sicuramente la Dinamo Zagabria. Questo non solo per il fatto che sia stato quello in cui ha giocato più anni ma soprattutto per il legame tra lui e il club. Il papà, infatti, è un grandissimo tifoso della Dinamo. “È stato come se i sogni fossero diventati realtà. Vedi i bambini per strada che indossano le tue magliette e cose del genere, per me è stato davvero speciale“: ci racconta sorridendo.
Con la Dinamo Zagabria, poi, Orsic ha segnato due triplette molto importanti. La prima quella contro l’Atalanta all’esordio in Champions League: “Era la mia prima partita in Champions League e anche per i miei compagni di squadra, credo che nessuno avesse mai giocato prima, quindi sì, è stata una serata speciale”. La seconda quella contro il Tottenham di Josè Mourinho che ribaltò la sconfitta 2-0 all’andata: “Forse è stata anche meglio della partita contro l’Atalanta, soprattutto perché era il Tottenham, una squadra inglese con Mourinho come allenatore. Quando vinci contro una squadra come questa è davvero speciale“.
Alla fine di quella partita Josè Mourinho decise di andare ad applaudire Orsic e i suoi compagni nello spogliatoio dicendogli di aver visto degli “uomini veri” in campo. Un qualcosa di inusuale che al classe 1992 è stato solamente raccontato dai compagni: “Avevo delle interviste e tutto il resto, quindi non ero lì ma l’ho visto dopo nei video. Mourinho è un allenatore molto speciale con un carisma speciale. È davvero bello quando un allenatore come lui viene a congratularsi con la tua squadra per una vittoria come quella. È davvero bello da sentire“.
L’ultima delle tre partite che Orsic non dimenticherà mai è Croazia-Brasile dei mondiali in Qatar del 2022. Il classe 1992 fornì l’assist del pareggio e segnò il suo calcio di rigore contribuendo al passaggio del turno della sua nazionale: “Una serata davvero molto bella. Contro il Brasile è stata una partita molto difficile Abbiamo difeso per tutta la partita, sapevamo che stavamo perdendo ma sapevamo anche che forse avremmo avuto un’opportunità per fare qualcosa ed è arrivata alla fine della partita. Non so, forse negli ultimi cinque minuti, non ricordo esattamente, siamo riusciti a segnare questo gol. Dopo i rigori abbiamo festeggiato come se avessimo vinto la Coppa del Mondo perché abbiamo vinto contro il Brasile, che è, diciamo, la migliore squadra della storia. È stato bello“.
In quella competizione l’attaccante del Pafos si è portato a casa una medaglia di bronzo decidendo la finale 3-4 posto contro il Marocco: “Per noi è stato un sogno che si è avverato: poter dare un contributo così importante al nostro Paese e lasciare il segno nella storia del calcio croato“. Di quel Mondiale, poi, Orsic si porta nel cuore anche il fatto di essere riuscito a dividere lo spogliatoio con Modric. Il piccolo Mislav con il papà andava a vedere allo stadio la Dinamo Zagabria e il pallone d’oro croato faceva parte di quella squadra: “Per me era un idolo“. Cosa era per lui dividerci lo spogliatoio? Un’occasione per rubare con gli occhi: “All’epoca lui era nel Real Madrid, il club più grande del mondo, e da lui si può solo imparare. Anche adesso, che ha 40 anni, si può solo imparare da lui. Gioca ancora allo stesso livello, si prende cura di sé stesso e del suo corpo con l’allenamento e con tutto“.
Per il suo futuro Orsic non riesce a proiettarsi troppo avanti ma si concentra sul momento: “Spero di superare la league phase della Champions League. Non ci sono riuscito con la Dinamo e spero che con il Pafos avremo la forza di passare alla fase successiva“. Guardando al passato, invece, non ha dubbi. Il più grande orgoglio è la medaglia di bronzo conquistata con la Croazia, completamento di quanto fatto nella sua carriera e simbolo di orgoglio per la sua gente: “La medaglia alla Coppa del Mondo questo è stata il coronamento della mia carriera perché è stato un momento speciale per me e anche per tutto il Paese“.
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