Le parole del difensore del club rossonero a GQ Italia in occasione dell’uscita della quarta maglia del Milan, ispirata all’iconico I Have a Dream di Martin Luther King
“Sono stato accolto benissimo sotto tutti i punti di vista, e da parte mia credo che il Milan si stia muovendo nella direzione giusta. Poi c’è l’atmosfera di San Siro, che è davvero fantastica. L’ho sentita addosso soprattutto nel derby, purtroppo l’Inter ha pareggiato negli ultimi minuti ma per me è stato molto emozionante giocare subito una partita così importante”. Dopo poche settimane dal suo arrivo, Kyle Walker si sente già a casa: nel Milan, e a Milano.
“Per me il Milan è una nuova sfida. Avevo bisogno di una scintilla, di riaccendere l’amore che ho per il calcio. Attenzione, non sto dicendo che avevo perso l’amore per il gioco. Ma dentro di me, ecco, sentivo il bisogno di costruirmi una nuova vita, di avere nuovi stimoli, nuovi avversari contro cui giocare. Poi è bello mettersi alla prova in un contesto completamente diverso”.
Queste le dichiarazioni del difensore inglese in occasione dell’uscita della quarta maglia del Milan, ispirata all’iconico “I Have a Dream di Martin” Luther King.
Nuova vita, e nuovo modo di vedere il calcio. “In Italia, com’è giusto che sia, il gioco si vive in maniera differente rispetto a quanto avviene in Inghilterra, ma anche in Spagna, in Francia, in Germania. Qui c’è grande attenzione ai difensori e alla fase difensiva, i tifosi apprezzano i calciatori creativi ma anche quelli che riescono a fermare gli avversari. Una semplice vittoria per 1-0 può andar bene, per loro si può cominciare a costruire da lì. E in fondo hanno ragione, i tre punti in classifica sono la cosa di cui un giocatore e una squadra hanno più bisogno in assoluto”.
Nel vocabolario del difensore inglese, la parola “gruppo” è fondamentale. Soprattutto, se l’obiettivo è raggiungere dei risultati sul campo. “Essere coesi è fondamentale, se vuoi ottenere risultati nel calcio di oggi. Nessuno può andare in campo e vincere le partite da solo, forse Messi e Ronaldo ci sono riusciti in qualche momento di pura magia, ma se vuoi farlo con una certa continuità serve il contributo di tutti quelli che lavorano nel club. A Manchester ho stretto amicizie per la vita, non solo con i miei ex compagni: i cuochi, gli addetti alle pulizie, i magazzinieri, i fisioterapisti, per me erano tutte persone che facevano parte dello stesso gruppo”.
Non solo calcio. “So che a Milano c’è anche molto altro. Tra poco ci sarà la settimana della moda e per me sarebbe un’esperienza fantastica poter assistere a quello che avviene in città. Beckham mi ha mandato un messaggio quando sono arrivato al Milan, io gli ho risposto chiedendogli se non gli dispiaceva che io prendessi il numero di maglia (il 32, Ndr) che ha indossato al Milan. Lui mi ha risposto: “Ma certo, per me è un onore, portalo con orgoglio””.
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