Non fa gol da sei partite e in 23 sfide al Milan ne ha fatto solo uno. Due dati strani per chi il portiere avversario è abituato a batterlo, eccome. Fabio Quagliarella, fin qui, ha più assist che gol in questo campionato: “Ma è solo una questione di maturità – ha raccontato in esclusiva alla Gazzetta dello Sport – gioco più lucido, più sereno. So che devo fare gol, ma non penso soltanto al gol: prima stoppavo, mi giravo e tiravo; adesso stoppo, mi giro e guardo se c’è un compagno libero. Il tiro è la seconda opzione. E comunque sono sempre stato un attaccante mediamente egoista: se fossi stato malato di gol, ne avrei segnati di più”.
Non segna dallo scorso 15 settembre, dalla rete al Frosinone: “Sono stato anche un po’ sfigato – ammette sorridendo – contro Cagliari e Frosinone ci hanno dato un rigore quando ero già uscito. E comunque pesa, certo che pesa. Se a fine primo tempo non ho ancora annusato il gol sono già nervoso, soprattutto lunedì sera dopo Samp- Sassuolo: ho chiuso con zero tiri in porta. Ma poi ho pensato: mica ti puoi inventare sempre qualcosa”. Già, qualche sua prodezza, come magari un tiro da quaranta metri, da centrocampo: “A volte mi capita di guardare partite in tv e urlare: “Tira!”. È questione di istinto: forse oggi ce n’è un po’ meno, forse dipende dal maggiore schematismo degli allenatori, che lasciano meno libertà all’estro. O magari dalla paura di essere giudicati: serve la pelle spessa, sapersene fregare di prendersi un po’ di robaccia addosso”.
Servirà un po’ di istinto anche per battere un Milan in difficoltà. Ma si gioca a San Siro e non è mai banale: “Emozione, adrenalina: giochi contro una grande squadra e in trasferta, ma zero pressioni. Solo brividi” Si avvicina così alla sfida Quagliarella, che poi spende belle parole anche per Gattuso: “Di sicuro è arrivato fin lì non solo per la grinta: lui non muore mai, è una “macchina” da motivazioni, ma il suo Milan, prima di questo momento difficile, giocava anche bene”. E al centro dell’attacco potrà contare anche su Higuain: “Cosa mi impressiona di lui? La capacità di trovare il gol in una frazione di secondo. E la perfezione dei movimenti: lui segna, ma se giochi vicino a lui fa segnare anche”.
Quagliarella di maglie ne ha indossate tante prima di arrivare alla Sampdoria. Alla lunga lista poteva aggiungersi anche il Milan: “Un accenno di possibilità dopo i primi mesi alla Samp, nel 2006, ma restò un accenno e andai all’Udinese: il Milan aveva Inzaghi, Ronaldo, Kakà… Lo dico sempre a mia mamma: “Se mi avessi fatto nascere qualche anno più tardi, sarei stato a posto”: oggi ti basta fare un mese decente e ti danno già alla Juve, al Milan, all’Inter”. Adesso la Samp, anche se bisognerà pensare ad un contratto in scadenza nel prossimo giugno: “Non ci penso più di tanto, anche perché sarebbe un pensiero condizionante. Sono certo che sarà Ferrero a chiamarmi: troverà lui la soluzione da propormi. Del resto, con il presidente, Romei e tutto il club ho un rapporto tale da non avere dubbi”.
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