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Leao, Fonseca e l’orgoglio della squadra: al Bernabeu è sogno Milan

Sullo sfondo delle immagini del Bernabeu che scorrono si fanno protagoniste delle voci. Incessanti, orgogliose. Sono quelle provenienti dallo spicchio dei tifosi rossoneri, arrivati in Spagna per sostenere il Milan in Champions contro il Real Madrid. Orgogliose, appunto. Come la prestazione e i volti dei giocatori di Fonseca. Il coraggio era il valore da mettere in campo. L’unico per costruirsi una notte da sogno. Una di quelle in cui 90’ si fanno storia, rimanendo scritti nella memoria. Per il prestigio della vittoria, per il valore dell’avversario, per il momento in cui è arrivata. Le scelte di Fonseca, forse il più grande protagonista di questa notte. La partita di Rafa Leao, fatta di giocate, sacrificio e continuità. Il carattere di Theo, le parate di Maignan e il gol dell’ex di Morata. I giocatori di riferimento sono tornati a essere protagonisti e trascinatori. La squadra, prima di tutto. Attento, preciso, aggressivo: dopo 15 anni il Milan torna a vincere al Bernabeu. Sogno rossonero. 

 

 

La notte di Fonseca

L’ha vinta Fonseca, come era successo nel derby. Il copione era più o meno lo stesso. Un grande avversario davanti e un periodo delicato per risultati e polemiche. Polemiche spesso indirizzate proprio all’allenatore portoghese. Nel derby l’aveva vinta con il cambio modulo e un gol di Gabbia, altra sua scelta, allo scadere. Apoteosi. Questa volta, forse, l’impresa è stata ancora più grande. Perché vincere al Bernabeu significa questo. Significa lasciare un segno nella storia di un club. Se lo fai con un netto 3-1 in Champions League dopo 15 anni di tempo, un po’ di più. Musah titolare, un approccio coraggioso e una squadra unita nei reparti e nell’atteggiamento, la presenza di Rafa Leao, fin qui il dilemma forse più grande nella gestione dell’allenatore portoghese. Ogni decisione ha ripagato. Aveva fiducia nelle proprie idee, convinto della strada intrapresa. Ha avuto ragione lui, Paulo Fonseca.

 

 

La squadra

Dovevano essere i trascinatori, lo sono stati. Per primo Rafa Leao, il nome più discusso di questo inizio di stagione. Dopo le panchine in campionato è tornato titolare. C’era chi discuteva la scelta di Fonseca, chi invece le prestazioni del portoghese quando scendeva in campo. Contro il Real tutti i dubbi sono scomparsi. Ci è voluto poco, il tempo di una sua accelerazione o di un ripiegamento difensivo. Si è sacrificato, ha dato qualità, è stato decisivo. È stato Rafa Leao.

 

Con Theo Hernandez (con la fascia al braccio) ha fatto rivivere quella fascia sinistra che per mesi aveva fatto innamorare i tifosi rossoneri. Ci sono il gol di Morata nel suo ritorno da ex a Madrid e quelle parate di Maignan che lo avevano portato nell’Olimpo europeo dei portieri. C’è la conferma di Reijnders, certezza e sicurezza nelle difficoltà della squadra. C’è, prima di tutto, l’unità d’intenti di una squadra. Già, prima di tutto. Prima di qualsiasi singolo. La tradizione di un club, l’orgoglio e il coraggio di un gruppo: è sogno Milan al Bernabeu. 

Nicolò Franceschin

Nato nel 1997 tra Milano, Como e Lecco. Laureato in Giurisprudenza, ma ai codici ho preferito una penna. Cresciuto con Maradona (il calcio), ma anche Ronaldinho e Sneijder. Il fascino del numero 10. Credo nella forza delle parole. Verità e narrazione. In giro in macchina per stadi, campi e strade alla ricerca di nuovi colori da scrivere, perché ognuno ha una sua sfumatura. Le note del telefono che si riempiono di storie, alcune il cui finale è ancora tutto da scrivere. Una di queste è la mia. Raccontare emozioni e dare voce a chi non ce l’ha.

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