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Bellodi e la sua isola felice: “Dalle foto con Ibra alla baby Olbia, vi racconto tutto”

Benvenuti a Olbia, l’isola felice dove si fa all in sui giovani. Età media della rosa; 21,7 anni. Seconda squadra più giovane di tutta la Serie C dopo la Juventus Under 23: “Ci salveremo perché meritiamo di rimanere qui, ma questa squadra ha tutte le carte per fare una categoria superiore”. Parola di Gabriele Bellodi, un mantovano catapultato in Sardegna: “Il maialino è buono, ma preferisco sempre la cotoletta”.

Sul clima ci siamo: “Sono cresciuto con il freddo, qui al caldo si sta bene”. E ora dovrà abituarsi, perché dalla prossima estate è stato già prenotato dal Cagliari (QUI i dettagli).

Difensore centrale classe 2000, a 18 anni e 28 giorni è il titolare più giovane tra Serie A, B e C (18 presenze): “Me l’hanno detto anche a me – racconta il difensore assistito da Luca Ariatti ai microfoni di gianlucadimarzio.com – dopo due anni di Primavera volevo una nuova sfida con me stesso, ho scelto di venire qui perché è una società organizzata che lavora con i giovani”.

Prima stagione tra i pro, arrivato in prestito dal Milan: “Avevo paura che saltasse tutto quando sono stato fermo un mese e mezzo per una lesione al legamento della caviglia durante un amichevole con l’Under 19 mentre la trattativa era in corso”.

Poi l’esordio contro la Pro Piacenza: “Emozione unica, era la prima partita tra i grandi. Giocavamo la sera, ma la giornata non mi passava mai”. Cuore a mille per il debutto assoluto, come la prima volta a Milanello: “Avevo 16 anni, la ricorderò per sempre”. Come un bambino al Luna Park: “Lì dentro si respira aria di storia. Le maglie, le foto. Si lavora sempre con il sorriso, è come se fosse tutta una famiglia”.

Bellodi è cresciuto in Primavera sotto l’occhio di Gattuso: “Mi ha fatto crescere tanto, soprattutto a livello umano”. E guai ad andare male a scuola: “Ci teneva molto, mi diceva che dovevo studiare e rispettare sempre tutti”.

E quando si arrabbiava erano dolori. Non ci credete? Chiedete a Murati, oggi al Torino: “Una volta lo ha beccato che giocava con la fascetta in testa, il giorno dopo gli ha tagliato tutti i capelli”.

Poi gli allenamenti con la prima squadra e quel volo per l’America: “Ho fatto anche la tournée. Un altro mondo rispetto al calcio giovanile”. Lui in mezzo a tanti campioni: “Quello che mi ha colpito di più è stato Alexis Sanchez”.

L’album dei ricordi tra le immagini del cellulare e il profilo Instagram da aggiornare: “Ho fatto la foto con Mourinho e Ibra. Io sono 1,90, ma vicino a lui sembravo un nanetto”. Non solo foto, Gabriele è tornato a casa con un bottino niente male: “Ho preso i pantaloncini di Aurier e la maglia di Ter Stegen”. Andando contro tutto e tutti: “Sono riuscito a superare la security”.

Ogni maglia un’emozione diversa, quel cassetto dei ricordi da aprire nei momenti di nostalgia: “Sono molto affezionato anche alle mie, ho chiesto a mia madre di non toccarle e non farle vedere a nessuno”.

I paragoni con Barzagli: “Un po’ mi ci rivedo, ma penso ad andare avanti per la mia strada”. Maturità. Cresciuto tra Romagnoli e Bonucci: “Alessio è il mio modello, Leo quello che mi ha sempre dato tanti consigli su cosa fare in campo”. E da buon collezionista: “Prima che tornasse alla Juve gli ho chiesto la maglia”.

Meno male che da piccolo voleva fare il portiere: “I miei amici erano contenti, perché di solito mai nessuno vuole andare in porta”. Vocazione di famiglia, il papà Mirko è stato portiere in Serie B: “Ma mio padre me l’ha sempre sconsigliato come ruolo, troppe responsabilità”. Via i guantoni, in mezzo al campo ha giocato in (quasi) tutti i ruoli: “Ho iniziato da attaccante, poi mi sono spostato terzino destro”.

Qualche metro più al centro et voilà, il gioco è fatto: “La prima volta mi ci ha messo Morin a 10 anni, ero nei Giovanissimi del Milan”.

Poca tv, ma c’è un appuntamento al quale Bellodi non rinuncia per niente al mondo: “Uomini e Donne”. Dal trono di Maria De Filippi al treno da prendere al volo: “Il mio obiettivo è giocare più partite possibili e continuare a crescere allenamento dopo allenamento”.

Bellodi ma non solo: “I più forti della squadra pe me sono Ragatzu e Iotti, mio compagno di reparto che mi aiuta sempre molto”. Presente e futuro in Sardegna, il Duomo sullo sfondo. Bellodi sorride nella sua isola felice.

@francGuerrieri

Redazione

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