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Ancelotti riabbraccia il S.Siro rossonero: cori, emozioni e parole d’amore eterno

Un ricordo indelebile tramutato in uno scroscio di applausi. Inevitabili e provenienti dal cuore, nel luogo e davanti al club di cui ha saputo scrivere la storia tra panchina e campo.

Chi l’avrebbe mai detto”: fino a qualche mese fa, almeno, il pensiero collegato ad un Carlo Ancelotti avversario del Milan sarebbe stato più o meno questo. Stupore per un ritorno in Serie A in colori diversi da quelli rossoneri, in un rapporto d’amore mai terminato: realtà capovolta e distorta, rispetto alla vecchia abitudine, nel vederlo entrare in campo e sedersi sulla panchina alla sinistra del tunnel.

18 anni dopo, da avversario, il San Siro milanista ha riaccolto il suo eterno Re in maniera pacatamente romantica: standing ovation al suo nome annunciato dallo speaker, cori e uno striscione dalla curva per celebrare ed omaggiare il condottiero di mille battaglie vinte. “Anni indelebili che hanno marchiato un’era: Carletto per sempre leggenda rossonera”: messaggio recepito e rinchiuso in un ventricolo, concentrandosi sui 90’ azzurri, prima di lasciarsi andare ad un pizzico di nervosismo nel finale. Dove anche di fronte ad una reiterata richiesta di ammonizione, punita da Doveri con l’allontanamento dal campo, il suo vecchio stadio ha deciso di schierarsi al suo fianco, accompagnandone l’uscita di scena con un applauso dietro l’altro.

Lasciato con l’amaro in bocca e con tanta delusione il 26 dicembre scorso, dopo la vergognosa colonna sonora razzista sullo sfondo di Inter-Napoli riservata a Koulibaly: ritrovato oggi, nella sua versione preferita, in un ambiente ben differente dall’ultima occasione, rimanendo però ancora a secco a livello realizzativo. Scenario cui Ancelotti ha voluto regalare un plauso, rivivendo contemporaneamente emozioni indelebili e ritrovando allievi (come Gattuso e Shevchenko, ospite d’onore della serata) cresciuti e maturati in panchina, senza nascondere la delusione per una prestazione amara: camminando dritto verso l’uscita, con il pensiero verso un ritorno milanese distante poco meno di 72 ore, senza concedersi a foto o autografi. Testa al presente e cuore rivolto al passato, almeno per una sera: quella in cui Re Carlo, per 90’, è tornato ad abbracciare la sua gente. Popolo che tra un’impresa e l’altra, pur ritrovandolo da avversario e vivendo una realtà inizialmente inattesa, resterà per sempre fedele al suo condottiero.

Simone Nobilini

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