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Di parola con poche parole: è ancora Piątek-gol, verso Bierhoff e oltre

Di parole ne usa anche sin troppo poche, ma il problema non si pone: qualche nozione di italiano spulciata nelle Instagram stories dei compagni, e di Bakayoko in particolare; inglese semplice e dal vocabolario limitato, esibito nelle interviste concesse, per esprimere una sola, continua fissazione. Concentrata in un vocabolo che anche in polacco, tra predominanza di consonanti e qualche vocale sparsa qua e là, non può che essere facilmente compreso.

“I’m here to score goals”, senza alcuna necessità di traduzione: e Krzysztof Piątek, tanto per cambiare, ha voluto ancora ribadire coi fatti un concetto semplice in cui sa eccellere in maniera particolare. Uomo di poche parole sì, ma di parola quando serve: perché il tabellino stagionale, oltre ad indicare quota 26 reti in 27 partite, vede il polacco in gol per 5 volte nelle prime 4 gare giocate da titolare. Mantenendo con la maglia del Milan, di cui è già diventato leader offensivo, lo stesso ruolino registrato con la maglia del Genoa.

E anche con l’Empoli, quando le cose non sembravano andare per il meglio, a togliere le castagne dal fuoco ci ha pensato sempre lui. Trasformando in oro il primo pallone toccato nella ripresa (non una novità) dopo 45’ senza squilli, eguagliando (dopo 21 anni) la striscia vincente di Oliver Bierhoff in maglia rossonera: segnare sempre in ognuna delle prime 4 presenze da titolare in Serie A. Non fermandosi mai, pistole in mano, per tentare di spingere il Milan verso la conquista di un posto in Champions League.

Segreti, alla luce del sole, sembra non averne proprio: mate e Paulyna (puntualmente baciata prima di lasciare il campo) come compagnia quotidiana; semplicità per essere se stesso dentro e fuori dal campo, in uno splendido rapporto costruito da subito con i compagni, per portare ancor più serenità dalle parti di Milanello. Luogo in cui Krzysztof Piątek parla poco, ma in cui tutti capiscono anche il polacco: vocabolario limitato e ristretto a pochissime parole. Perché per intendersi, con uno come lui, basta solo una parola: ossessione vincente che lo porta a mantenere ogni promessa fatta al Milan. Chiamata, semplicemente, gol.

Simone Nobilini

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