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Dall’esonero sfiorato alla semifinale di Champions: Arteta si è (ri)preso l’Arsenal

Arteta, allenatore Arsenal (IMAGO)
Arteta, allenatore Arsenal (IMAGO)

Dal campo alla panchina: Mikel Arteta ha reso l’Arsenal a sua immagine e somiglianza.

Guardiola, Xavi, Xabi Alonso, Fabregas e Mikel Arteta. Cos’hanno in comune oltre al fatto di essere spagnoli? Tutti sono stati dei formidabili centrocampisti, i cervelli delle loro rispettive squadre. Non è un caso se i migliori allenatori moderni hanno ricoperto quasi tutti quel ruolo perché hanno dalla loro la capacità di comprendere il gioco in tutte le sue fasi. Del Bosque e Aragonés sono stati tra gli artefici di quella Spagna che dal 2008 ha incantato il mondo, e non a caso molti dei loro “allievi” hanno poi deciso di intraprendere la carriera manageriale.

Poi c’è Arteta, amico di infanzia di Xabi Alonso che però non ha avuto la fortuna di essere un pilastro della nazionale spagnola per via di una concorrenza davvero elevata. Sembra un paradosso, ma non è mai riuscito a esordire con la Roja, bensì a collezionare solamente una decina di presenze con l’U21.

Cresciuto nel Barça, non ha mai avuto l’opportunità di esordire in prima squadra tanto che poi dopo aver trascorso diversi anni nelle giovanili del club ha deciso di accettare l’offerta del PSG. Lo scherzo del destino è stato proprio questo, perché dopo aver affrontato i parigini all’Emirates tornerà per la prima volta da avversario al Parco dei Principi per provare a riportare l’Arsenal in finale di Champions League.

Ha solamente 43 anni, ma dopo aver ricoperto il ruolo di vice di Guardiola ai tempi del Manchester City, Arteta si sta prendendo meritatamente tutti i riflettori della scena. Predilige la costruzione dal basso e la ricerca della conclusione in porta solo dopo un consolidato possesso palla. Tanta cura dei dettagli, in particolare per i calci piazzati. Non a caso l’Arsenal è la squadra con più gol all’attivo derivanti dai calci d’angolo.

Il calcio di Arteta: Rice il metronomo, Odegaard la mina vagante

Arteta è giovane, ma ha già la testa di un veterano del mestiere. L’Arsenal è una squadra con una forte e chiara identità di gioco. Che sia 4-2-3-1 o 4-3-3 i concetti restano gli stessi. Prendiamo l’esempio di Odegaard: con il primo assetto ricopre il suo ruolo naturale di trequartista, mentre in un centrocampo a tre si traveste da mezzala. Un po’ come ha fatto Guardiola con De Bruyne in diverse occasioni. Ma analizziamo altri singoli: il portiere Raya è molto partecipe nella costruzione della manovra, Saliba e Gabriel (ad oggi infortunato) sono una coppia di centrali difensiva che si sposa benissimo visto il mix di rapidità, forza fisica, leadership e costruzione dal basso.

Se Odegaard ricopre un ruolo importante nel calcio di Arteta, non si può dire diversamente di Declan Rice. Lui è il metronomo della squadra, il classico calciatore che in campo ha memorizzati i codici della squadra. Un box to box prezioso soprattutto in fase di interdizione così come Mikel Merino che è stato voluto fortemente da Arteta. Mancino puro, spesso adattato come centravanti visto che a oggi l’Arsenal non ha in rosa un vero e proprio centravanti d’area di rigore come lo è stato per diversi anni Olivier Giroud. Merino è colui che apre gli spazi per favorire gli inserimenti di esterni e centrocampisti. Insomma, l’Arsenal di Arteta è un giocattolo che funziona veramente bene.

Rice, centrocampista Arsenal (IMAGO)
Rice, centrocampista Arsenal (IMAGO)

L’esonero sfiorato e la crescita continua a suon di titoli

Non è tutto oro quel che luccica neanche nel calcio. Prima di creare e vivere tutto ciò, Arteta non ha sicuramente vissuto momenti facili durante la sua esperienza londinese. Dopo l’esonero di Emery, la proprietà decise di affidare la panchina proprio ad Arteta che era già stato capitano in campo. Era la stagione 2020, e dopo un avvio disastroso l’allenatore basco era vicinissimo all’esonero tanto che il Telegraph aveva già ipotizzato numerosi profili tra cui anche quello di Antonio Conte. Pian piano, però, l’Arsenal ha trovato una sua quadra tanto da vincere l’FA Cup e a qualificarsi in Europa League.

Arteta ci prendeva sempre più gusto e la stagione successiva si porta a casa anche il Community Shield battendo il Liverpool e raggiungendo, qualche mese dopo, la semifinale di Europa League. Nel 2022-23 ha sfiorato la vittoria del titolo dopo un serrato testa a testa con il Manchester City. Nel 2024, un altro Community Shield vinto, questa volta proprio contro i Citizens del maestro Pep. Quest’anno, l’Arsenal dovrà accontentarsi del secondo posto in Premier League ma allo stesso tempo avrà la ghiotta opportunità di riconquistare la finale di Champions League. L’ultima volta è stata nel lontano 2006 contro il Barcellona di Ronaldinho e Eto’o. Arteta, all’epoca metronomo dell’Everton, se la sarà gustata sicuramente dal divano o in qualche pub di Liverpool. Qualche anno dopo, il destino gli sta offrendo la possibilità di viverla in prima persona e di continuare a scrivere la storia dei Gunners.

A cura di Gerardo Guariglia