“Mi è capitato spesso di salutare tifosi, giocatori, società, città, per dire addio o arrivederci. Fa parte della carriera di un calciatore e di un allenatore andare via prima o poi. […] Ma stavolta il sapore che mi lascia il mio voltarmi indietro un’ultima volta è più triste“. Inizia così la lettera d’addio – pubblicata su La Gazzetta dello Sport – di Sinisa Mihajlovic al suo Bologna.
Un addio più difficile del normale, il motivo è presto spiegato da Mihajlovic stesso: “È più triste perché non saluto solo una tifoseria che mi ha voluto bene e appoggiato in questi tre anni e mezzo ricchi di calcio e vita, di lacrime di gioia e di dolore, di successi, cadute e ripartenze. Saluto dei fratelli e dei concittadini. La mia avventura a Bologna non è stata solo calcio, non è stata solo sport…“.
L’allenatore ha ribadito quanto sia stata importante la vicinanza dei suoi tifosi nei momenti più duri: “È stata un’unione di anime, un camminare insieme dentro un tunnel buio per rivedere la luce. Ho sentito la stima per l’allenatore e quella per l’uomo. Il vostro calore mi ha scaldato nei momenti più difficili”.
Un affetto che Sinisa ha provato a ripagare con il suo impegno e il suo lavoro: “Ho cercato di ripagare tutto questo affetto con il mio totale impegno e ataccamento alla maglia: non risparmiandomi mai sul campo o da un letto di ospedale. […] Magari non so regalare troppe parole dolcie, non so lanciarmi in tanti abbracci: ma ho risposto ‘presente’ con il mio feroce senso del dovere“.
Poi, Mihajlovic ha fatto un breve riepilogo della sua avventura sportiva al Bologna: “In tre anni e mezzo abbiamo ottenuto un incredibile decimo posto, poi due volte un dodicesimo e infine un tredicesimo. Raggiungendo sempre, nonostante tutto – e sapete bene cosa è stato quel ‘tutto’ -, una salvezza tranquilla. […] Potevo fare ancora meglio? Forse. Ho dato tutto me stesso? Sì, senza il minimo dubbio. E questo mi permette di guardare tutti a testa alta“.
L’allenatore serbo ha poi chiaramente espresso il suo pensiero sull’esonero appena ricevuto: “Non capisco questo esonero. Lo accetto, come un prodessionista deve fare, ma ritenevo la situazione assolutamente sotto controllo e migliorabile. La società non era del mio stesso avviso. […] Faccio fatica a pensare che tutto questo dipenda solo dagli ultimi riultati e non sia una decisione covata da più tempo”.
Infine, Mihajlovic ha salutato i tifosi, la società, i calciatori e il suo staff: “Grazie agli appassionati tifosi del Bologna. Alla società, con qualche mia lecita esclusione. Al presidente Saputo […]. A tutte le componenti che lavorano per il Bologna ogni giorno con amore e passione. Al mio staff, che mi ha sempre supportato. Ai miei giocatori che in queste stagioni non si sono mai tirati indietro. […] Ringrazio infine l’ospedale Sant’Orsola. […] Auguro al Bologna e a tutti i tifosi i mgliori successi spotivi. […] Qualunque maglia vestirò, non sarò mai un avversario, ma sempre uno di Voi“.
La lettera completa su La Gazzetta dello Sport
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