Calciatore e pianista. Un artista dentro e fuori dal campo. E' Michael Fabbro, attaccante del Pisa in prestito dal Chievo. Le sue armi? Il pallone e un pianoforte. "La sera quando suono da solo provo le stesse emozioni di quando entro in campo e faccio gol. Sensazioni diverse, ma entrambe fortissime. Il calcio e il piano sono fatti per emozionare". Cresciuto calcisticamente nella primavera del Milan, per Michael è un'esperienza da ricordare. "Ero tifoso rossonero sin da piccolo". Ora è un giocatore del Pisa e punta alla salvezza. "Faccio solo campo casa, non esco mai. A Pisa sono in quarantena da agosto dell'anno scorso! Vivo a Tirrenia sul mare e si sta benissimo. Quando vado in giro, tutti hanno un'attaccamento assurdo alla maglia, mi chiedono una foto come se fossi un idolo. Sono un fortunato". Tra i nerazzurri è arrivato negli ultimi minuti di calciomercato. "Ero a casa a Chievo, fuori rosa, quando arriva la chiamata del mio procuratore. Ho detto subito di si. La chiamata di conferma, però, non è arrivata fino all'ultimo minuto, che ansia!".
L'attaccante adottato dalla Toscana ricorda anche il suo ex allenatore e maestro Filippo Inzaghi. "Lo sento ancora, ha iniziato anche lui con le dirette, è davvero in gamba. Un aneddoto? Una volta ho fatto un gol ai supplementari, non ho capito niente, ho tolto la maglia e sono stato espulso. Pippo era anche più felice di me, abbiamo festeggiato e dopo ho preso la multa".
Un giovane che esprime tutti i suoi sentimenti con i tasti di un pianoforte. "L'ultima del mio repertorio? Imagine di John Lennon". E partono le note che accompagnano l'intervista tra sensazioni e melodie. La sua prima volta all'Arena, Fabbro la identifica con Bohemian Rapsody dei Queen. Una canzone del momento? E tira fuori "Ti Amo" riproposta da poco dalla serie tv La Casa di Carta. "Un gol al 90', invece, lo associo a Profondo Rosso: come un horror che va velocissimo". Il botta e risposta continua leggero e frizzante, con addirittura un gioco live in cui Michael suona qualche nota e gli spettatori devono indovinare. C'è anche qualche risata. "Il mio soprannome più bello? Mi fa ridere Ken umano o Bambola assassina che mi ha dato Masucci". E infine una speranza che riguarda questo periodo maledetto, la fine del contagio.
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