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Miami Beach, la prima squadra parla italiano: “Ecco il nostro progetto”

La soluzione migliore sarebbe cominciare l’articolo con questa frase: “Sognando Beckham”. Trita e ritrita. Anche perché il sogno, in parte, si è già realizzato. Siamo in America, in una delle città più importanti del continente e del mondo. Miami. Dobbiamo spostarci di qualche kilometro, fino a Miami Beach, dove fino a pochi anni fa il calcio era solo una parola: soccer, senza pochi altri significati. Poi è arrivato un ragazzo di Sora, alla ricerca di un’avventura. Di un’opportunità. Si chiama Tony Iafrate, e con un altro italiano, Filippo Bertolini (che un tempo lavorava nel Parma), ha fondato una squadra di soccer a Miami Beach, per investire in un mercato in espansione esponenziale.

“In America ci sono 26 milioni di bambini che giocano a calcio. È diventato lo sport più praticato”, racconta Iafrate a Gianlucadimarzio.com. Voce determinata, sicura: “Stiamo tentando il grande passo, quello di giocare in una competizione professionistica”. La Miami Beach Club de Futbol è pronta: un progetto che nasce da zero e che, adesso, vuole diventare vincente. Con tanta Italia alle sue spalle. “Ci siamo iscritti alla Quarta divisione, la UPSL, dove gioca anche il LA10 FC, la squadra di Del Piero. Esordiremo a marzo”, racconta. “Stiamo lavorando alla squadra, a creare da subito un’Academy importante e una formazione femminile, che ha avuto un boom di richieste dopo la vittoria degli USA ai Mondiali di quest’anno. Come allenatore stiamo valutando quattro nomi diversi, vedremo”. 

Chiunque verrà, avrà il compito di forgiare una squadra che possa salire ogni anno di categoria. “Le regole sono un po’ diverse e ho la sensazione che la strada da percorrere sia ancora molta. Anche per questo sono in pochi a voler venire giocare in America: il sistema di promozioni e retrocessioni non esiste, ci si iscrive alle divisioni in base al fatturato e alla presenza di alcune specifiche come per esempio lo stadio di proprietà”. Che manca a Miami Beach: “Siamo ospiti nell’impianto comunale da 2mila posti, vorremmo averne uno nostro entro i prossimi 5 anni. Quello che rende meno competitivo il campionato statunitense è proprio quello: si avanza di categoria in base al progetto, non tanto in base al risultato sportivo che comunque conta. Per vincere un campionato possono servire, a questi livelli, tra i 300 e i 500mila dollari, altrimenti ne bastano 200mila”. E poi ci sono i tifosi: “Che vanno trovati e fatti innamorare. Negli USA si può fare di tutto: promozioni, iniziative speciali, community. Abbiamo assunto una persona che possa occuparsi di questo: siamo la prima e unica squadra di Miami Beach, la gente può fare il tifo per noi”.

Gli investimenti non mancano. Nelle prossime settimane potrebbe aggiungersi anche un altro socio importante, sempre dall’Italia: quel Massimiliano Nicastro, ex patron del Como e ora del Rimini, costruttore in Florida. Beckham, con i suoi investimenti, ha fondato una squadra a Miami e parteciperà nel 2020 alla MLS. Miami Beach risponde con un progetto tutto italiano. Bend it like Beckham: il sogno diventa realtà. E la strada segnata è tutta da percorrere.

Redazione

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