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“Mi sentivo come Grosso nel 2006”: la gioia di Antonio Laghezza, portiere-goleador

“Mancavano poco più di due minuti a fine partita e mi ero portato a centrocampo. Volevo andare in area, ma il mister non era d’accordo. Accanto a lui c’era il nostro presidente, è stato lui a spronarmi a spingermi nell’altra area. Così ho fatto questa corsa di 50 metri e grazie a due rimpalli la palla è arrivata sulla mia testa: ci ho messo tutta la forza che avevo ed è andata bene. Occhio, però: anche senza autorizzazione in area ci sarei andato”. Parole ed emozioni di Antonio Laghezza, 30 anni e una carriera spesa tra i pali in serie D ed Eccellenza, con una puntatina nel calcio pro. Domenica 11 novembre la sua vita è cambiata, per la seconda volta. Campo di San Pietro in Lama, in provincia di Lecce: minuto 92 di Deghi Calcio-Atletico Tricase, incontro valido per la decima giornata del campionato di Promozione pugliese. I padroni di casa perdono 1-2 e hanno un calcio d’angolo a disposizione. Può essere l’ultima occasione della partita. Laghezza lascia i pali e raggiunge l’area di rigore avversaria e segna. E’ 2-2, che Antonio festeggia con una corsa folle ai piedi della tribuna: “Mi sentivo come Fabio Grosso quando segnò nel 2006 contro la Germania – spiega a gianlucadimarzio.com – non ci stavo capendo niente”. Le immagini lo confermano: Laghezza corre, avvolto dall’abbraccio dei compagni, e cerca con lo sguardo gli affetti più cari in tribuna. Con un segno premonitore, che annunciava una giornata storica: “Mia madre è venuta al campo per la prima volta, poi c’erano i due gemellini. Cercavo loro, mia moglie, mio padre: volevo condividere questa grande gioia con loro e i tifosi presenti”.

In quegli occhi c’è la festa di un ragazzo di 30 anni che un anno e mezzo fa aveva rischiato seriamente di dover interrompere la carriera da portiere. Il nastro si riavvolge: 30 aprile 2017, spareggio playout di Eccellenza tra Novoli e Vigor Trani. Laghezza., all’epoca in forza al Novoli dopo uno scontro di gioco con un avversario era stato costretto al ricovero in ospedale. La prima diagnosi è drammatica: serve asportare la milza. “Era come se mi avessero colpito con un coltello all’altezza della milza, ma non avevo capito l’entità dell’infortunio.Non è stato semplice – ricorda lui – in verità ho incontrato un fisioterapista che è il mio angelo custode: Renato Rausa. In quel periodo mi ha dato una grande mano per riuscire a ristabilirmi al 100 per cento. La forma la ritrovi solo col tempo, è l’unica cosa che riesce a farti rialzare alla grande”. Dopo l’infortunio, Antonio aveva promesso a moglie, figli e genitori che avrebbe smesso. L’amore per il campo, però, è troppo forte: torna con il Novoli, poi ad agosto accetta la proposta del Deghi Calcio. “Cosa è cambiato da quel giorno? Onestamente solo la mia alimentazione, ma non è stato un peso. Alla fine non sono un amante di fritture e alcolici, quindi la rinuncia è relativa. Mi ritengo comunque una persona fortunata”.

Fortunato e da pochi giorni inserito in un ristretto club di portieri goleador: da Chilavert a Higuita, passando per Rampulla, Taibi e Amelia, fino a Brignoli. “Lunedì sono stato tutto il giorno a rispondere ai messaggi, mi hanno sommerso d’affetto. Non si capiva davvero nulla (ride, ndr)”. Gioia condivisa, con tifosi, amici e famiglia. “Portiere o papà? “Sono due belle responsabilità, si dice che fare il portiere è uno stile di vita. Gli imprevisti sono dietro l’angolo, ma è tutto più bello. Come con i figli”. Nella vita di tutti giorni, Laghezza si divide tra campo e cantiere. Guantoni al pomeriggio, cazzuola al mattino. “Mio padre e mio zio hanno un’impresa edile, lavoro con loro”. Nel futuro, però, Laghezza si vede “a lungo ancora in campo. Molti mi chiedono di proseguire come preparatore dei portieri. Mi sa che se non ho smesso dopo quell’incidente, andrò avanti molto a lungo”.

Nel curriculum di Laghezza ci sono Catanzaro, Grottaglie, Manduria, Casarano, Novoli e oggi il Deghi Calcio. Tanti bei ricordi e qualche rimpianto: “Ho scelto sempre con la mia testa, e magari a volte al posto di scegliere una squadra X avrei dovuto optare per altri tipi di soluzione. Quando ero un ragazzo – ammette – ad esempio sono andato a Catanzaro in C1: ci allenava Auteri. Di lì, siccome avevo voglia di giocare, andai in serie D a Grottaglie. Ecco, forse in quel momento avrei dovuto ascoltare il mister ma la mia testardaggine me lo ha impedito. Ho giocato tanti anni in serie D, ma senza la chiamata giusta per fare il salto di qualità”. Quello che il Deghi Calcio, oggi a metà classifica in Promozione ma a -2 dai playoff, sogna: “Di questa società non si può che parlare bene – sottolinea Laghezza – Nel quadro dei campionati dilettantistici è una società sana, a partire dal presidente Paglialunga e passando per staff dirigenziale e tecnico. Abbiamo un capo di proprietà, una rarità a queste latitudini e ci sono basi importanti per il futuro”. Ora c’è un attaccante aggiunto in rosa. Si chiama Antonio Laghezza, il suo soprannome è Spiderman e nell’extratime fa anche gol..

Luca Guerra

Nato un anno prima della caduta del Muro di Berlino, mi piace rompere gli schemi dell'informazione. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista, scrivo quando e in ogni modo possibile: il sedile di un treno o il banco di un fast-food sono ottime scrivanie alternative. Il giornalismo la passione di una vita, il calcio come stella polare di questa passione.

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