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Messi fa 500 e zittisce il Bernabeu: il Barca vince il Clasico e riapre la Liga

Una squadra finita, un ciclo terminato, con Luis Enrique dimissionario. Prima di questa sera la descrizione della stagione del Barcellona aveva più o meno questo filo conduttore. Tutto quello che sono stati i blaugrana nell’ultimo decennio, dimenticato e disintegrato da una stagione sottotono nella Liga e in Champions League. Il clasico con il Real Madrid come ultima spiaggia per salvare la stagione. “Eh ma con questo Cristiano…”, “il binomio Zidane – Real è una macchina perfetta”. Le premesse sembravano dare adito ai pensieri catastrofisti di tutta la stagione. E per i blaugrana quale miglior occasione per smentire i soliti soloni del pallone? Detto, fatto. Il colpo di coda dell’animale ferito. Il Barcellona espugna il Santiago Bernabeu, vince 3-2 al 92′ e riapre i giochi per la vittoria della Liga. Barca 75, Real 75. Così recita la classifica, con i Blancos che devono recuperare una partita. Tutto riaperto, tutto in ballo.

Protagonista? Messi, ovviamente. Chi se non lui. Doppietta al Bernabeu che porta il conto totale dei gol con il Barcellona a quota 500. Si, avete letto bene. Cin-que-cen-to gol a 29 anni. Un marziano. Leo si è caricato ancora una volta sulle spalle il Barca. Sanguinante (dopo la gomitata di Marcelo) ma dominante. Prima con il gol del momentaneo 1-1, con uno slalom fantascientifico in area di rigore. Poi causando l’espulsione (la 5° contro il Barca) di Sergio Ramos e infine con il sigillo più bello. Il cinquecentesimo. Al 92esimo, per il gol vittoria. Gli aggettivi non bastano più, i numeri sono solo la conferma della grandezza di un giocatore che quando colpito nell’orgoglio risponde presente. Con forza, classe e faccia tosta. La stessa che ha mostrato a tutto il Bernabeu dopo il gol. Via la maglia e 10 in bella mostra. Non c’è tifo che tenga, non c’è preferenza. L’unica cosa da fare questa sera è osservare, ammirare e applaudire la grandezza di un campione.

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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