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Mourinho, la 14 di Cruijff e il gol mancato: Messi, storia di un debutto

Porto, Estádio do Dragão, 16 novembre 2003. I padroni di casa sfidano il Barcellona nell’amichevole che inaugura l’impianto costruito per Euro 2004. È già il Porto di Mourinho, fresco vincitore della Coppa UEFA e che di lì a poco trionferà anche in Champions League. E a partire da quella sera sarà anche il Barcellona di Leo Messi, anche se, quella sera, non lo poteva sapere ancora nessuno.

Minuto 75: con i lusitani avanti 2-0, Rijkaard decide di richiamare Navarro, un difensore, e di dare spazio ad un sedicenne del Barça C di cui si parla già un gran bene. La maglia gli sta larga, ma con quella zazzera e il 14 di Cruijff sulla schiena Leo ha già l’aria del predestinato.

“Mi era stato detto che avrei potuto scendere in campo durante il match di Porto. E quando toccò a me tutto fu bellissimo: io, a giocare con campioni del calibro di Luis Enrique, Xavi, Marquez, rivelerà Messi in una successiva intervista.

Come fu la prima della Pulce? “Dovevamo cercare di segnare un gol per rientrare in partita”. Dopo pochi minuti, Leo potrebbe avere sui piedi la palla buona: “Ma non ho controllato bene, il campo non era in ottime condizioni e ho perso l’attimo”.

Le qualità di quel ragazzino dal baricentro basso già si notano e infastidiscono i difensori del Porto, che più di una volta lo fermano con le cattive. In un’occasione però non ci riescono. Nuno, attuale allenatore del Wolverhampton e all’epoca portiere, non riesce a controllare un brutto retropassaggio: Messi, velocissimo, ha già capito tutto e si avventa sul pallone. Un po’ defilato, ma la porta è vuota.

“In quel momento non avevo realizzato quanto spazio avessi a disposizione”. L’argentino si attarda in un controllo di troppo, dribbla il difensore che tornava su di lui e scarica a centro area. Il passaggio però è impreciso e l’azione sfuma. Quando poi l’ho rivista in tv era chiarissimo, avrei dovuto tirare.

Accanto al primo rimpianto di Messi c’è però un fiero papà, che ammira gli highlights con lui. Quel giovanotto gracile, nel rettangolo verde dei grandi, ci può già stare benissimo. Lo nota anche una trasmissione catalana, che subito gli dedica una parte di uno speciale televisivo.

Nei successivi 15 anni seguiranno 566 gol e 650 presenze con la maglia del Barcellona. Ma la leggenda di Messi è nata così: da un tocco di troppo davanti alla porta, che un ragazzino capellone ancora non riusciva a vedere. E che poi avrebbe imparato a farla diventare grandissima. Come lui.

Francesco Gottardi

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