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Mertens: “In Cina mi ricoprivano d’oro, ma Napoli è la mia città. Qui per regalare una gioia che manca da trent’anni”

Delle volte è davvero solo questione di episodi. Certo, bisogna essere anche bravi perché altrimenti gol non lo fai. E non ne fai tanti come Dries Mertens che, sotto gli ordini di Sarri e dopo il primo grande infortunio di Milik, si è scoperto prima punta. E anche molto forte, probabilmente fra le prime di Europa: “Juve, Napoli, Inter e Roma. Chi arriva primo a maggio? L’ordine di questo elenco non mi piace troppo. Facciamo così, invertiamo le prime due squadre”. Inizia con gol sorriso l’intervista del belga al Corriere della Sera e non potrebbe essere altrimenti, nonostante il suo Napoli non stia vivendo un momento memorabile: “Ma è possibile che due pareggi e una sconfitta rimettano in discussione tutto? Siamo in corsa e fino alla fine proveremo a vincere. Sono rimasto qui per questo, per regalare alla città una gioia che manca da 30 anni”. Ma Sarri, “il comandante” come lo chiama Mertens, non ha cambiato la vita solo a lui: “Anche a tutti i miei compagni – continua l’attaccante azzurro – Questa è una squadra forte, in cui credo fermamente. Il Mister ci ha trasformati in un gruppo solido e motivato, ha reso forti giocatori normali inculcandoci il suo modo di intendere il calcio, una filosofia che ci contraddistingue dagli altri e che ci fa esprimere il nostro gioco nel migliore dei modi: se teniamo la palla, comandiamo sempre noi. Siamo una squadra che si diverte giocando, questo è un valore aggiunto”. Nelle ultime cinque partite, però, qualcosa si è inceppato, soprattutto per quanto riguarda la vena realizzata di Mertens: “Non sono il centravanti che vive solo per il gol. Non sto lì ad aspettare che arrivi la palla giusta. Lavoro con e per la squadra. Un assist, se vinciamo, ha lo stesso valore di un gol. Preferisco i tre punti”. Bisogna essere al top della condizione, però. “Questo è un momento difficile e stiamo provando a superarlo. Ma sono fasi che possono capitare. È successo e non mi sembra che abbiamo perso troppo terreno. Davanti a noi c’è solo l’Inter, siamo a metà del cammino. Non so se ci riusciremo, ma il nostro obiettivo resta lo scudetto”. E non parlate di stanchezza: “Siamo giovani e con tanta voglia di stare sul pezzo. Mi lamentavo quando non potevo giocarle tutte, non adesso che sono sempre in campo. Piuttosto siamo diventati vittime del nostro gioco. Le squadre ormai ci conoscono e studiano il modo per bloccarci. Qualcosa dovremmo cambiare per continuare a sorprendere e diventare più imprevedibili”. Tutto perfetto, fino a questo momento, nella stagione del Napoli. Tranne una cosa, la Champions: “Ho sentito che l’abbiamo snobbata o che inconsciamente ci siamo applicati di meno. Abbiamo dato tutto, invece. Come faremo in Europa League. Nel calcio, poi, non tutto fila sempre liscio, ci sono gli episodi che non sono girati a nostro favore. E poi gli infortuni di giocatori importanti. Non è una giustificazione, certo. Durante una stagione devi mettere in conto che può capitare”. Ora, però, il Napoli deve rialzarsi: “Il secondo tempo contro la Fiorentina ci ha già detto che siamo in ripresa, siamo tornati sulla strada giusta. Le altre squadre sono altrettanti forti ma possiamo competere. Juventus o Inter? Non ci piace guardare in casa d’altri. Entrambe possono darci fastidio fino alla fine, ma pensiamo a come migliorarci. Rispetto all’anno scorso siamo diventati più adulti, non ci lasciamo condizionare dal momento né dalla forza degli altri. Abbiamo imparato a lavorare su noi stessi, sentendoci in grado di imporre il nostro gioco”. E non poteva mancare una domanda su Higuain, che ha fatto gli anni solo da qualche giorno: “”Se gli ho fatto gli auguri? Caspita, me ne sono dimenticato. Capita .Non credo ci abbia fatto caso. Lui è un fuoriclasse, lo sapevamo. Ma ora gioca in un’altra squadra. Non mi va di parlare di lui”. Chiosa finale sul suo futuro: “Sono rimasto a Napoli perché ho creduto in questo gruppo, nella forza di Sarri e del progetto. Potevo guadagnare molti più soldi in Cina, ma questa città è un po’ la mia città, i tifosi meritano di vincere. Ci stiamo provando e speriamo di riuscirci. Nel caso festeggeremo insieme. Ho un contratto di due anni». Con una clausola di 28 milioni che lui stesso ha definito un affare per chi la paga. «Da me non è venuto nessuno. In ogni caso, sono concentrato su questo momento, voglio continuare a divertirmi e vincere, al dopo non penso. Nel calcio può succedere di tutto, meglio non andare troppo oltre”. Icardi, Dzeko o Belotti, centravanti diversi da Mertens, ma suoi avversari per la classifica cannonieri: “Sono forti, ma scelgo Mertens». Mertens cosa farà da grande? «Mai l’allenatore, troppo stress. Mi piacerebbe insegnare calcio ai bambini». Sarri è stressato? «Direi di sì… Cinque pacchetti di sigarette al giorno… Lei che dice?!».

Redazione

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