Ettore Mendicino, trent’anni, attaccante, si ritrova per la prima volta in carriera senza una squadra in pieno agosto. Svincolato. E per di più senza lo status di professionista. «Per alcune decisioni prese degli organi federali ho perso il mio posto di lavoro». Le motivazioni partono da lontano e ce le spiega lo stesso ragazzo. «E’ stato un anno davvero complicato, la pandemia ha stravolto qualsiasi tipo di programma di vita, calcio compreso». C’è un però. «Alla fine, nel nostro mondo, ci hanno rimesso davvero in pochi! Bisognava tutelare i giocatori e le società e nel caso della squadra per cui ho giocato fino a qualche mese fa, il Rimini, non si è verificato né uno né l’altro aspetto».
La storia è la seguente e va letta con attenzione. La premessa è una sola: si tratta di Serie C, un campionato che è stato archiviato causa emergenza sanitaria quando mancavano ancora undici giornate. Praticamente un girone. Rimini, ultimo, e retrocesso. “Si era detto che si sarebbe rispettato il format? Credo non sia stato fatto: playoff facoltativi e playout completati nel giro di pochissimo tempo, giusto qualche giorno». Le perplessità di Mendicino continuano. «Non si poteva evitare di decretare le retrocessioni a tavolino a marzo quando si sa che tante squadre poi in estate non si iscrivono al campionato successivo. Il Rimini è una società che pagava sempre, il presidente era una persona seria. Dopo tutta questa confusione ha deciso di lasciare e vendere, si era stufato. Insomma, una beffa».
La nuova proprietà ha obiettivi diversi e non è detto che accolga l’eventuale ripescaggio. «Mi auguro con tutto me stesso che le nuove persone a capo del Rimini possano sfruttare l’occasione del ripescaggio, lo dico per il bene del club. E ovviamente mi auguro che qualora si dovesse verificare questo scenario, ci possa essere la possibilità per chi ha indossato questa maglia fino ad aprile di riprendere il percorso interrotto sul campo». L’attaccante cresciuto nelle giovanili della Lazio torna a precisare il punto focale della questione. «In una situazione di tale difficoltà causa Covid-19 c’è gente è stata licenziata nel mondo del calcio. C’è gente in cassa integrazione che però non ha ancora ricevuto nulla». Fatti, realtà, non solo parole. Firmato Ettore Mendicino. Uno che non molla mai, soprattutto adesso. “Io mi alleno tutti i giorni e sto bene, non vedo l’ora di tornare in pista”. Per correre ancora più forte di prima.
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