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C’entra sempre Ferguson: come McTominay ha salvato il Manchester United

“Quando guardi la formazione del Manchester United per una partita importante, il nome di McTominay è sempre dentro”. Del centrocampista scozzese nel 2021 ne parlava così Sir Alex Ferguson. L’ex allenatore dello United non ha mai nascosto la sua ammirazione per lui. Ma sembrava essere tra i pochi a sostenerlo. Pupillo di Mourinho, fedelissimo di Solskjaer, ma con ten Hag non è mai nato il feeling. Tant’è che in estate era in uscita. A inizio stagione l’olandese non lo schierava spesso. Poi contro il Brentford lo fa entrare all’87esimo sul vantaggio per la squadra di Frank. Quasi una presa in giro: un mediano quando devi quantomeno pareggiare la partita in un periodo disastroso. Ma la pressione sulle spalle di McTominay non si sente, indossa quella maglia da oltre 20 anni. Doppietta in pieno recupero e si prende la sua rivincita. Da lì diventa inamovibile a centrocampo, fino alla seconda doppietta stagionale segnata nella vittoria contro il Chelsea.

 

McTominay, il Salvatore grazie a Ferguson

I tifosi lo chiamano “The Savior”, Il Salvatore. E ancora una volta devono ringraziare quella leggenda vivente di Sir Alex Ferguson. Perché? Era stato lui a portarlo per la prima volta a Carrington, l’allora nuovissimo centro sportivo (un altro lascito di Ferguson) che era stato inaugurato un paio di anni prima e che proprio nel 2002, quando è arrivato lo scozzese, diventa anche la casa dell’Academy. McTominay ha 7 anni, ma già da due anni era nel sistema United nel centro di sviluppo di Preston. Arriva come attaccante. L’allenatore scozzese spesso si occupava anche del mercato delle giovanili, e in quel bambino aveva visto qualcosa.

 

In primis che non era per nulla un centravanti. Lo avevano spostato in avanti nella squadra riserva perché non c’era nessuno, ma non segnava mai. Lo spostano mediano, e la storia cambia. Anche perché tra il 2014 e il 2015 cresce di oltre 35 centimetri. Condizione che però gli ha fatto saltare quasi tutta quella stagione per gli infortuni legati alla crescita. Un sacrificio che viene ripagato a metà nei suoi anni nell’Academy. Sempre tra i migliori in campo, ma mai sotto i riflettori. Neanche per il Jimmy Murphy Award, il premio dedicato all’uomo che ha risollevato lo United dopo il disastro aereo di Monaco. Viene consegnato al miglior giovane dell’anno: tanti nomi illustri, da Giggs e Scholes a Rashford e Greenwood. Lo hanno vinto anche due italiani, Pepito Rossi e Macheda. Ma mai McTominay.

Il “piccolo Darren Fletcher”

Ferguson nel 2013 aveva lasciato lo United ma è sempre intorno a Carrington. Lo chiamava il “piccolo Darren Fletcher”: scozzesi entrambi, centrocampisti e anche lui aveva avuto problemi con la crescita fisica. McTominay ammette di ispirarsi a lui. La differenza è che l’attuale direttore tecnico dei Mancunian ha vinto 5 campionati e una Champions League, proprio con Ferguson. Il primo trofeo in carriera McTominay l’ha conquistato nella scorsa stagione, la Carabao Cup. La gloria mancata nelle giovanili arriva con gli interessi in prima squadra.

 

Il documentario di Beckham e il “Fergie Time”

La doppietta contro il Brentford è stato un turning point importante. Quella contro il Chelsea è l’ennesima consacrazione di uno dei pochissimi giocatori che a oggi incarnano a pieno lo spirito Mancunian. E i tifosi se ne accorgono. Nel corso del primo tempo esce qualche minuto per un problema al ginocchio. Quando rientra in campo, scatta il boato di Old Trafford, che non è un tributo riservato a tutti. A segnare è McTominay, ma è impressionante come in mezzo ci sia sempre Sir Alex Ferguson.

Filippo Rocchi

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