81 anni e una vita nel calcio, Carlo
Mazzone ha segnato varie generazioni prima da calciatore e poi da
allenatore. Oggi è marito, papà e nonno e vive ad Ascoli, città
che lo ha accolto proprio grazie al calcio. E l’ex allenatore di
Roma, Brescia, Bologna e tante altre squadre si è raccontato in una
lunga intervista a La Gazzetta dello Sport:
“Qualche
giorno fa Guardiola ha parlato benissimo di me. Mi sono commosso. Per
me Pep è come un figlio, seguo le sue partite in tv, faccio il tifo
per lui: una persona rispettosa e meravigliosa che ha segnato la mia
vita e la carriera.
Pochi
giorni prima della finale del 2009 contro il Manchester squillò il
telefono, andò a rispondere mio nipote. “Nonno, c’è Guardiola
al telefono”. Io sbuffo, prendo la cornetta: “Pronto, chi è?”.
E lui: “Mister, sono Pep”. “Sì, e io sono Garibaldi”. I miei
amici di Ascoli mi fanno spesso degli scherzi, pensavo fossero loro.
“No, mister, sono davvero Pep. Volevo invitarla alla finale”.
“Pep, ma tu tra quattro giorni giochi la finale di Champions e
pensi a me?”. “Sì, mister: penso a lei e la voglio in tribuna”.
Ci andai. E lui vinse”.
“Anche
Totti è come un figlio – prosegue – Ho letto quello che ha scritto
di me sul suo libro e mi sono venuti i brividi. Baggio era come
Francesco: rispettoso, un grande uomo dentro e fuori. L’intuizione
Pirlo? Avevo visto in allenamento che avrebbe potuto esaltare la sua
eccelsa tecnica giocando più indietro, quest’intuizione ha generato
buoni frutti per me e per lui”.
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