Interviste e Storie

Mazzone raccontato dal nipote Alessio: “La ‘grinta mazzoniana’ e quel messaggio di Ultimo”

Alessio Lancianese e Carlo Mazzone

Alessio Lancianese a Gianlucadimarzio.com: “La visita della mia famiglia a Trigoria? Tutti ci volevano bene senza nemmeno conoscerci. Consegneremo un riconoscimento in onore di nonno a Guardiola e Conte”

“C’ho sempre avuto la ‘grinta mazzoniana’”. Autentico, verace. Per certi aspetti epico. Così tutti ricordano Carletto Mazzone. E la testimonianza più vera arriva da chi gli è stato accanto per una fase della sua vita: Alessio Lancianese, suo nipote. “Facevo fatica a vederlo come allenatore – dice a Gianlucadimarzio.com –. Per me è sempre stato solo mio nonno. Una cosa che mi sarebbe piaciuta fargli vedere? Conoscere un mio futuro figlio. Sono sicuro che mi starà comunque vicino, ovunque lui sia”.

Alessio ha 27 anni, una laurea in Economia e Commercio conseguita a Roma e un presente costruito seguendo le orme del padre, enologo. “Lavoro con lui da un po’ di tempo”. Eppure, per una fase della sua vita, anche lui ha inseguito il pallone: giovanili nell’Ascoli, poi Teramo e Monticelli. “Il mio cognome non è mai stato un peso. O meglio…”. Si ferma un istante, torna indietro negli anni. “Ricordo che qualcuno diceva: ‘Giochi perché sei il nipote di Mazzone’”. Da ragazzino era un macigno. Pesava, anche parecchio”.

Ma lo stesso cognome che rendeva tutto più complicato gli ha dato anche forza. “Mi sono fatto coraggio, ho tirato fuori la ‘grinta mazzoniana’ di cui parlavamo e ne sono uscito”. E aggiunge un rammarico che gli è rimasto dentro: “Nonno non è mai venuto a vedermi giocare. Non voleva mettermi ulteriori pressioni. Lo capisco, ma un po’ mi manca”. Poi immagina se stesso bambino, con le scarpette allacciate e il completo da gara: “Ogni tanto ci penso. Chissà come avrei reagito al solo pensiero di vederlo in tribuna”.

Oggi Alessio è zio di due bambini, Cristian e Alessandro. “Sono piccoli, ma hanno avuto la possibilità di conoscere nonno. E questo mi consola. Mi spiace solo che, un domani, un mio figlio non avrà la stessa fortuna. La vita ti mette davanti ostacoli che sembrano insuperabili; sta a te decidere come affrontarli. Il ricordo di nonno non scomparirà mai. È con me, sempre. Da ragazzino, quando uscivamo a fare una passeggiata o a mangiare fuori, tutti lo fermavano. Non capivo il perché. Oggi sì. Oggi so davvero quanto bene gli volessero”.

Il nipote di Mazzone: “L’incontro con Dybala e i tifosi laziali”

Un affetto che arrivava da ogni parte, anche da chi indossava altri colori. Sorride mentre ricorda un episodio. “Un giorno, a Roma, lo fermarono una trentina di tifosi laziali. Scherzò con loro, rise. Fu un momento bellissimo”. Nelle scorse settimane è stato consegnato il ‘Premio alla Carriera Carlo Mazzone’ a Claudio Ranieri. “Un giorno indimenticabile”. Arrivano al centro sportivo di Trigoria, e gli occhi di tutti si posano sulla famiglia Mazzone. “Ci guardavamo intorno. Tutti ci volevano bene senza nemmeno conoscerci. Anche lì ho capito, ancora una volta, cosa rappresentasse nonno”.

Poi il sorriso: “Ranieri ci ha accolto a braccia aperte. E ha fatto incontrare Dybala a mio nipote Cristian, che da juventino è diventato romanista grazie all’argentino”, racconta ridendo. Quel premio non resterà un episodio isolato: presto sarà consegnato anche a Pep Guardiola e Antonio Conte. “Compatibilmente con i loro impegni, ovviamente. Ma ci stiamo lavorando”.

Alessio Lancianese, il nipote Cristian e Carlo Mazzone

L’omaggio di Ultimo a Mazzone: ‘La Roma l’ho amata grazie a te”

L’eredità di Mazzone non vive solo nel calcio. Raggiunge anche mondi apparentemente lontani, come quello della musica. Alessio ricorda una scena semplice, diventata speciale. “Una volta, tornando dal ristorante con nonno, ci scattammo un selfie e lo caricammo nelle storie di Instagram con ‘Poesia per Roma’, una canzone di Ultimo, in sottofondo”. Dopo appena un’ora arrivò un messaggio inatteso. “Niccolò (il nome di Ultimo, ndr) ci rispose. Non ci credevo”. E quelle parole restano ancora scolpite: ‘Carletto, grazie a te mi sono innamorato della Roma. Seguo questa squadra grazie a te e alla romanità che mi hai trasmesso’.

Un altro frammento che conferma quanto fosse forte l’impronta di Mazzone. Un segno che, ancora oggi, continua a camminare insieme ad Alessio.

Davide Balestra

Nato nel 2000 a San Benedetto del Tronto. Di sangue metà pugliese e metà marchigiano ma con inflessione dialettale praticamente neutra. Figlio della Generazione Z, la stessa che ha partorito calciatori del calibro di Haaland, Vinícius Júnior o Tonali. Al tentativo di replicare le loro giocate sul campo di calcetto ho preferito il portatile o il microfono, quest’ultimo, da un po’ fedele compagno di viaggio. Poca retorica: le emozioni che trasmette un campo di calcio non sono quantificabili. E a me piace raccontarle, che sia attraverso una tastiera o una telecamera puntata in volto. Ansie, timori e paure fanno parte del percorso. Cerco di superarle con umiltà, virtù che, con il tempo, sto rendendo un mio mantra.

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