“L’anno scorso ho rifiutato parecchie offerte che non mi interessavano. Bisogna che gli obiettivi del club che mi vuole siano gli stessi dei miei: dopo vent’anni di carriera, posso permettermi di dirlo”. A parlare è Walter Mazzarri, che ha toccato diversi temi in un’intervista sulle pagine di France Football.
L’allenatore toscano inizia parlando della sua carriera. “Ho avuto la fortuna di allenare diverse categorie di squadre. Con la Reggina giocavamo per salvarsi, alla Sampdoria volevamo fare un salto importante, poi c’è stato il Napoli, l’Inter… Mi sono sempre adattato alle situazioni. Per questo motivo, non ho mai cambiato idea e filosofia: ho sempre voluto valorizzare le qualità dei miei calciatori”.
E tra i tanti calciatori allenati c’è Edinson Cavani. “Sono veramente fiero della sua carriera. È un giocatore che mi ha dato tanto e che a mio avviso può ancora fare molto bene. Cavani è uno che lavora per la squadra: al di là delle sue doti tecniche e fisiche, la sua qualità principale è la leadership. Ha un carattere forte. Quando eravamo a Napoli dopo ogni allenamento restavamo insieme un’ora per lavorare sui movimenti e le cose che doveva fare. Ha lavorato tantissimo”.
Rispetto al suo esordio in panchina il calcio si è evoluto molto. “Il calcio europeo si è uniformato. Ci sono meno stereotipi per paese. Il mio Torino era la prima squadra a limitare il numero di passaggi avversari nella propria metà del campo. Facevamo un pressing molto aggressivo. Col Napoli facevamo girare il pallone per osservare il blocco avversario e farlo spostare. Non serve a nulla fare dieci passaggi di seguito in 18 metri senza avanzare. Quando si ha il pallone bisogna sapere leggere la partita e sapere quando andare a cercare l’avversario alto e quando aspettare. Ci sono tendenze che ritroviamo un po’ dappertutto, spesso ispirate dagli allenatori tedeschi: Flick, Tuchel, Nagelsmann… le caratteristiche del loro calcio si sono sviluppate un po’ ovunque, come ad esempio l’aggressione sul portatore di pallone nella parte alta del campo”.
Ma cosa c’è nel futuro di Mazzarri? “Non ho limiti geografici: posso andare dovunque. Ho solo bisogno di sapere che esiste un progetto e di avere stimoli. Dopo Torino ho preso una pausa per recuperare e ricaricare la batteria. Poi mi sono rimesso a studiare e a lavorare. Ho guardato altri campionati e studiato nuovi modi di giocare. È sempre un modo per continuare a migliorarsi” – conclude.
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