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Mati Fernandez, l’idea che stuzzica (ancora) Montella

Talento: 93, visione di gioco: 97, propensione alla giocata: 99. Se dovessimo metterci alla PlayStation e stilare la scheda di Mati Fernandez a Pes o Fifa, non avremmo dubbi sull’attribuirgli numeri altissimi in queste tre caratteristiche indicate. Eppure, il talento del centrocampista cileno stenta a esplodere, chiuso forse da una notevole duttilità che gli impedisce di individuare la sua posizione preferita in campo. Paulo Sousa lo utilizza col contagocce, ma quando Mati gioca la Fiorentina cambia, in meglio ovviamente. Giocate, assist e mirabilie, tutto frutto del suo repertorio, che si smarrisce però nell’assenza di continuità.

E pensare che il centrocampista classe ’86 a calcio avrebbe potuto anche non giocarci, complice un grave infortunio alla colonna vertebrale che rischia di sbarrargli la strada verso il suo sogno. Mati, però, reagisce e a diciassette anni debutta con il Colo Colo nel classico contro l’Universidad de Chile, per un esordio da predestinato. Per i primi due gol basta attendere due settimane, nella gara contro il Cobresal. Da quel momento in poi è un’ascesa continua, che culmina nel 2006 con la vittoria del Campionato cileno e la nomina come miglior calciatore sudamericano che gli vale la chiamata del Villarreal. Otto milioni sul piatto e una clausola monstre di 50 milioni di euro e Mati Fernandez si veste di amarilla. Ma l’apice è toccato e allora inizia la discesa. In Spagna non convince e si trasferisce allo Sporting che, tre anni dopo lo cede alla Fiorentina.

Quattro anni e mezzo di alti e bassi e, adesso, l’interesse della Sampdoria che bussa alla porta della società del presidente Della Valle per portare il centrocampista cileno sotto la luce della ‘Lanterna’. E sì, perché Montella lo conosce bene, lo stima e farebbe carte false per averlo nella sua squadra. Il feeling tra i due c’è, gli anni passati lo dimostrano. La dirigenza viola, però, resiste e attende l’arrivo a Milano dell’agente del giocatore per capire come muoversi. La Samp spinge, l’idea Mati Fernandez stuzzica e non poco Montella.

Gianluca Di Marzio

Ci ho messo più di trent'anni per tornare dove sono nato. Non conoscevo le strade, non sapevo a memoria le vie, ricordavo solo il nome della clinica -Villa Stabia- dove mia madre mi aveva dato alla luce. Più di trent'anni sì, non proprio un figlio modello per la mia città, Castellammare di Stabia, una trentina di chilometri da Napoli. Lì sono nato il 28 marzo del 1974, sono Ariete per gli amanti dei segni zodiacali, non chiedetemi l'ora e comunque non sono un fanatico degli ascendenti.

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