Sei anni, altrettante maglie e centinaia di chilometri. Tanto ci ha messo Federico Pizzutelli per ritrovare il calcio professionistico. Il talento classe 1995 di Bari, tra i più brillanti del vivaio biancorosso, è passato più volte dallo start, come in uno dei più celebri giochi da tavola, per trovare la propria dimensione ideale. Matelica, 9mila anime e un posto da protagonista nel girone B di serie C. Fino ad archiviare la stagione con 34 presenze tra campionato e playoff, un gol e 4 assist nella squadra arrivata ottava in classifica e passata anche per l’impresa di Cesena, con vittoria al 98′.
“E dire che purtroppo all’inizio della stagione ho avuto qualche problemino fisico che mi ha impedito di giocare al meglio le prime partite – spiega a GianlucaDiMarzio.com – strada facendo le cose sono andate sempre migliorando, il mister mi ha sempre dato continuità ed insieme ai compagni siamo riusciti a raggiungere un traguardo prestigioso”. Il primo turno della fase nazionale dei playoff, con stop per effetto del doppio pareggio contro il Renate. “Il nostro segreto è stato il gruppo solido che si è formato sin da subito e che in ogni partita ha sempre provato a dire la sua”.
Oggi Pizzutelli è una mezzala moderna, capace anche di giocare davanti alla difesa. Lontano da quel teenager che incantava per qualità tecniche sulla trequarti nel settore giovanile del Bari. “Parliamo di 8 anni fa – spiega – dopo aver fatto tutto settore giovanile a Bari, al primo anno di Primavera la società decise di mandarmi in prestito all’Agnonese. Lì ho fatto un campionato importante, con 30 presenze e 6 reti, giocando persino sotto età rispetto agli under. Da lì poi sono tornato al Bari, che mi fece un anno di contratto più opzione, e poi mi mandò nuovamente in prestito alla Torres. Sono nato trequartista però mi so adattare bene sia da vertice basso che da mezzala. Sono arrivato a fare questo ruolo al primo anno di Lega Pro. Quando dalla Torres con 6 presenze a gennaio sono approdato al Savoia, il mister alla prima gara contro il Benevento per la prima volta mi provò da vertice basso. Feci bene e mi trovai bene”.
Prima tappa di una lunga serie. “Ero più giovane e spensierato, avevo anche meno responsabilità, ma sono felice di quello che ho fatto. Dopo questa stagione mi sento cresciuto sia come giocatore che a livello caratteriale”.
Parola di chi è cresciuto con due idoli: Andrea Pirlo e Claudio Marchisio. “Ho avuto la sfortuna di capitare nel momento più difficile del Bari che ha affrontato il fallimento e mi sono svincolato. Ovunque sono andato ho sempre cercato di fare il meglio”. Eppure la traiettoria non è stata semplice: Potenza, Bisceglie, Vastese, Milano City, Roccella, Campobasso in D, Barletta in Eccellenza. “In questi anni ho sempre coltivato il sogno di risalire di categoria. La Lega Pro è un altro mondo rispetto ai dilettanti. Il livello, l’organizzazione e i contesti in cui si gioca sono nettamente superiori. Speravo di tornare, anche se non era facile né scontato” ammette.
Con menzione speciale: “Voglio ringraziare il prof Alberto Virgili, persona eccezionale dai grandi valori umani e professionista a tutti gli effetti. Non ho vissuto momenti complicati a Matelica, ma durante il mio infortunio ad inizio stagione il prof è stato bravissimo a farmi recuperare presto e rientrare subito nel gruppo”.
E ad essere importante negli equilibri di una squadra al primo anno tra i pro, obiettivo raggiunto al decimo anno con il patron operaio Mauro Canil al comando. Fino ai playoff: “Siamo stati bravi a restare uniti, a saper scherzare e divertirci, ma rimanendo sempre concentrati – ammette Pizzutelli – rispetto a ciò che ci chiedeva il mister e che voleva la domenica in campo. Ci siamo riusciti ed abbiamo fatto qualcosa di straordinario, arrivando dove nessuno poteva pensare. Ci siamo goduti il momento, ragionando partita per partita. Poi purtroppo il nostro sogno si è interrotto sul più bello a causa di questo maledetto virus che ci ha costretto a fare a meno di alcuni compagni di squadra e che in virtù del peggior piazzamento finale, ci ha costretto ad abbandonare il nostro sogno playoff. Ho trovato tutto un ambiente speciale. Sono stato benissimo anche se conoscevo già Vito Leonetti, che era mio amico d’infanzia, ma ho avuto ottimi rapporti con tutti”.
Il futuro è a un passo. “Sono in un momento senz’altro positivo. Vengo da una stagione importante, sono sereno ma con il mio agente non ho ancora parlato. Sono comunque fiducioso. Certo che sogno la Serie B, non avrei stimoli a giocare senza puntare a qualcosa di importante. Vediamo cosa ci riserverà il futuro”.
Voce di chi è nato a Bari ma quel biancorosso non l’ha mai ndossato: “Ogni ragazzo di Bari vorrebbe giocare con la squadra della propria città. Sono comunque un ragazzo che non molla facilmente, ho ancora tanta strada da fare e tanto da imparare, ma nulla è impossibile. Sarei felice un giorno di tornare, ma ora non ci penso. Devo pensare solo a far bene e dimostrare sul campo di poter stare in questa categoria”.
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