Interviste e Storie

Personalità e intelligenza, lo scopritore di Mastantuono: “Un talento unico”

Franco Mastantuono, River Plate (IMAGO)

Ha il DNA da campione, un DNA da Real Madrid”. Daniel Brizuela non ha dubbi. Poche volte ha visto un talento come Mastantuono. Forse, una delle poche è stata con l’amico di Franco, Echeverri. E sì che di giocatori ne ha visti nei tanti anni da capo scouting al River Plate.

È il nuovo talento del calcio argentino. Negli anni lo hanno cercato tutti i top club europei. In estate il Real Madrid l’ha acquistato, vincendo la concorrenza del PSG, pagando la clausola di 45 milioni. 63,2 quelli complessivi, contando i bonus e le commissioni. “È pronto, non ci sono dubbi”, assicura Daniel.

Prima di salutare, però, c’è il Mondiale per Club con il suo River. Un modo per dare l’arrivederci al club che l’ha fatto crescere. Arrivato da bambino grazie agli occhi e l’intuizione di Daniel Brizuela, negli anni ne è diventato un simbolo: “Ai compagni ha sempre voluto trasmettere il senso di appartenenza al club e la sua voglia di portare trofei. Una mentalità incredibile fin da piccolo”.

E pensare che c’è stato il rischio di non vederlo inventare sui campi di calcio: “Da piccolo giocava anche a tennis ed era tra i 10 migliori giocatori della sua età dell’intera Argentina”. Come ha fatto a scegliere? La sua passione per il pallone però era troppo forte. È stato facile scegliere.

L’idolo, naturalmente, è da sempre Leo Messi. Non poteva essere altrimenti per un ragazzo cresciuto in terra argentina. Ora è pronto per il grande salto. Prima, però, un ultimo saluto al River. A guidarlo quella che è stata la sua bussola calcistica: “L’intelligenza. Per me era un cervello che giocava a calcio, proprietario di una visione superlativa, il suo cervello aveva una mappa del campo da gioco e sapeva cosa avrebbe fatto prima di ricevere la palla. Ogni volta”. Franco saprà cosa fare.

Azul

È il 2016, il piccolo Franco ha 9 anni. Siamo ad Azul, provincia di Buenos Aires. Ci sono delle selezioni per il River. C’è anche un piccolo Franco Mastantuono: “È stato l’ultimo che ho guardato quel giorno. Per fortuna che l’ho fatto. Aveva un livello superiore agli altri e a tutti i ragazzi segnati nel nostro database nazionale”. Daniel lo ricorda bene: “Un bimbo prodigio. Non aveva solo qualità tecnica, ma anche un’intelligenza corporea cinestetica sorprendente per la sua età. E poi che carattere”.

Dopo averlo visto, la scelta è stata facile. Troppo superiore agli altri. E oltre all’essere un grande giocatore, a sorprendermi era anche la sua umiltà”. Franco Mastantuono entra nelle giovanili del River. Per i primi tempi mamma e papà lo accompagnano: “Tre ore di viaggio ogni volta. Ha due grandi genitori alle spalle. Il papà Cristian è stato anche il suo allenatore negli anni precedenti”.

Franco Mastantuono, River Plate (Imago)

Mentalità

Franco cresce in fretta. Ha personalità e non ha paura di mostrarla: “Appena arrivato e con 30 compagni nuovi si era imposto subito come leader della squadra. Non ha mai avuto paura nel farsi dare la palla, anche nelle situazioni più difficili. Lo esaltano. Ama la pressione. E sono sicuro che farà lo stesso anche in Europa”.

Competitivo ed esigente, con sé stesso e con i compagni: “Ma non è mai stato supponente o arrogante. La sua passione stimolava gli altri ragazzi ad alzare il livello. Era molto legato alla maglia, ci teneva a trasmettere ai nuovi arrivati l’amore per il River e la sua voglia di vincere. Ha vinto tanti campionati. Un leader. E lo è anche ora con i grandi. Aveva così tanto carisma e classe che influenzava anche il pubblico”. E alla fine delle partite o dei tornei “era facile vedere file di bambini che si fermavano a chiedergli foto e autografi. E non era ancora un giocatore della prima squadra”.

All eyes on him. Dei bambini e dei grandi club: “Tutte le squadre più importanti in Europa lo hanno cercato, comprese PSG, Barcellona, Juventus”. Nel suo futuro c’è il Real, il presente parla ancora argentino. Talento e personalità, Franco Mastantuono.

Nicolò Franceschin

Nato nel 1997 tra Milano, Como e Lecco. Laureato in Giurisprudenza, ma ai codici ho preferito una penna. Cresciuto con Maradona (il calcio), ma anche Ronaldinho e Sneijder. Il fascino del numero 10. Credo nella forza delle parole. Verità e narrazione. In giro in macchina per stadi, campi e strade alla ricerca di nuovi colori da scrivere, perché ognuno ha una sua sfumatura. Le note del telefono che si riempiono di storie, alcune il cui finale è ancora tutto da scrivere. Una di queste è la mia. Raccontare emozioni e dare voce a chi non ce l’ha.

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