In un ipotetico brainstorming su Martin Caceres verrebbero fuori alcune parole, come idee, che no, non potrebbero mai mancare. Imprescindibili. Una di esse è sicuramente sfortuna. Poi talento, sì. Grinta. Un po’ di sregolatezza, ma anche fiuto per i gol importanti. Illusioni. Cadute. (Nuovi) inizi. E, per ultima, una data: 3 febbraio. Capirete il perché. Questo hanno detto le stagioni del Pelado, specialmente quelle italiane, ovvero juventine.
Quello arrivato a Torino nel 2009 era un acerbo difensore centrale di 22 anni, all’occorrenza anche terzino (più destro che sinistro), fresco Campione d’Europa col primo Barcellona di Guardiola. Un rinforzo promettente, ma arrivato nel momento sbagliato. Gol all’esordio contro la Lazio (diventerà una costante) e 15 presenze. Ma Martin si confonde nell’annata disastrosa della Juventus, terminata al settimo posto. Torna così al Barcellona, ma non resta al Camp Nou. Va a Siviglia, dove gioca un anno e mezzo ad ottimi livelli, si potenzia fisicamente e dal centro della difesa tende sempre più a spostarsi sulla destra.
La Juve lo richiama nel gennaio 2012, Caceres non si fa pregare e ritorna. Vinovo gli era mancata, questa è un’altra Juve e il destino in bianconero del Pelado può finalmente compiersi nel contesto migliore. Il suo arrivo coincide con passaggio al 3-5-2 di Conte e l’esordio del Caceres 2.0 è di nuovo memorabile: doppietta, proprio al Milan, nella semifinale d’andata di Coppa Italia. Seguiranno un gol contro l’Inter e lo scudetto, Caceres diventa per la Juve l’equivalente del sesto uomo del basket, un’alternativa ai tre dietro che di fatto è un titolare.
Dicevamo sfortuna, però. Perché dalla stagione successiva comincia quello che si può definire senza retorica un calvario. Già ad agosto, durante il Trofeo Tim: infortunio al legamento collaterale. Rientrerà ad ottobre e… Fiuto per i gol importanti: sblocca il big match contro il Napoli, di testa. Poi però salterà praticamente tutta la stagione: contusioni, problemi muscolari, distorsioni, anche un incidente d’auto che poteva avere conseguenze ben più gravi.
La stagione successiva è forse quella in cui trova più continuità, sebbene inizi ancora una volta con un problema fisico: stavolta al menisco. Colleziona però 30 presenze, nonostante quella costante attitudine anche verso gli infortuni minori. Poche cose sono certe nella vita: una di queste è che Caceres in uno dei tanti duelli aerei che ingaggerà, si ferirà alla testa e rientrerà come nulla fosse in campo, con tanto di turbante insanguinato, tornando a staccare nell’azione successiva. Grinta. O Garra, che dir si voglia.
La stagione 13/14 è però soltanto un’illusione. Il copione è sempre uguale, sono gli inizi quelli che rimangono impressi: l’era Allegri è infatti inaugurata dalla vittoria col Chievo che arriva grazie a un autogol propiziato da un suo colpo di testa. Con il nuovo allenatore c’è feeling, la duttilità dell’uruguaiano trova in Allegri il primo fan. Una fiducia che dura però fino ad ottobre, fino a quello scatto su Gervinho durante Juventus-Roma. Tre mesi di stop. Infortunio, ripresa e ancora un nuovo… inizio. A gennaio infatti Caceres rientra e naturalmente segna. Ancora al Napoli, questa volta al San Paolo: vittoria fondamentale, una delle vittorie-scudetto. La Juve si prepara ad arrivare in fondo a tutte le competizioni, ma lo farà ancora una volta senza di lui: in allenamento si frattura il malleolo, stagione finita.
Il resto è storia abbastanza recente. L’ultima stagione a Torino si apre con l’ennesimo problema fisico e con anche qualche “esuberanza caratteriale”: la Juve lo mette fuori rosa dopo un altro incidente con l’automobile, causato da un tasso alcolemico troppo alto che gli costa anche la patente. Poi la caduta più dolorosa: esattamente un anno fa, il 3 febbraio 2016, si fa male in campionato contro il Genoa rompendosi il tendine d’Achille. Quella sera finisce anche la sua avventura con la Juventus.
Dopo 5 anni, 5 scudetti, 87 presenze e 6 gol, non gli viene rinnovato il contratto. Caceres è fermo da un anno: è stato vicino a praticamente tutte le grandi squadre in Italia, senza mai però quello sperato e meritato nuovo inizio. Nell’ultima finestra di mercato è saltato anche il suo passaggio al Trabzonspor, nonostante il suo viaggio fino in Turchia. 365 giorni dopo, una nuova occasione. 3 febbraio 2017. Il guerriero sfortunato è lì, con i suoi lunghi calzettoni che arrivano fin sopra la coscia e il codino simil samurai che raccoglie i capelli, mani e ginocchia a terra, sta per rialzarsi ancora. Il Milan potrebbe tendergli la mano e aiutarlo: e chissà, questa volta potrebbe non essere solo una sfortunata e affascinante illusione.
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