Il viaggio di Hoalid Regragui da allenatore della Nazionale ha origine da una scelta non sua, ma imposta dal popolo al suo predecessore Vahid Halilhodžić. Una sorta di aut aut. Il pomo della discordia? La mancate convocazioni di Hakim Ziyech e Noussair Mazraoui, che lui riteneva non in forma o comunque li considerava inadatti alla sua idea di fare calcio. Le dimissioni sono state solo una normale conseguenza della sua inflessibilità. Al suo posto ecco quindi Regragui e con lui riecco Ziyech e Mazraoui, stelle pronte a brillare a Doha. Ma oggi contro il Portogallo, ai quarti di finale del Mondiale è stato En Nesyri a trascinare i compagni ai quarti di finale.
Per Regragui in realtà si tratta di un ritorno. Da calciatore infatti ha vestito 35 volte la maglia della nazionale, mentre da allenatore è al secondo mandato dopo essere stato in panchina – da vice – nel biennio 2011-2013. Ora ha preso il comando ed è pronto a stupire il mondo. Battere il Belgio di De Bruyne e Hazard è già un primo grande passo, dopo un pareggio a reti bianche all’esordio contro la Croazia. Eliminare la Spagna era impensabile, ma diventare la prima nazionale africana a giocare una semifinale dei Mondiali era solo un sogno.
Alcuni potrebbero averla intesa come una frecciatina al suo predecessore, invece conoscendo il rapporto che lì lega non è nient’altro che una dolce carezza e un modo per dire grazie. Come fosse un padre. “Molti dicono che Hakim è un ragazzo complicato, invece con me è sempre stato d’oro. È uno che se lo sai prendere si butterebbe nel fuoco per te”. Parole al miele – usate dal c.t. dopo la partita – nei confronti di un calciatore che è sempre stato così: avversario delle regole e degli allenatori sergenti di ferro, ma allo stesso tempo uno che quando è nelle condizioni giuste è capace di vincere le partite da solo. Indole da ribelle, qualità e lampi a più non posso. È così, va saputo prendere. Garantisce Regragui. In fondo se lui è tornato in nazionale il merito è anche di Hakim e viceversa.
La fotografia che racconta la fine della partita vede i giocatori del Marocco accovacciati con la faccia rivolta verso il terreno di gioco. Come se dovessero baciarlo. Lì hanno vinto, sofferto e lottato, senza mollare mai. È fatta. Una squadra che poi si difende con ordine e prova a ripartire. Fuori Belgio, Spagna e ora anche il Portogallo. Colpa dello scherzetto della banda dei ragazzi terribili di Regragui, che in panchina sorride e gongola. D’altronde è merito del suo popolo se lui è lì.
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