Marlon è uno dei (tanti) acquisti di questa sessione di calciomercato del Monza. Il difensore brasiliano, che in Serie A ha già giocato con la maglia del Sassuolo, è arrivato dallo Shakhtar Donetsk. E proprio in Ucraina, a Kiev si trovava quando è incominciata l’invasione russa. Nel corso di un’intervista esclusiva a “La Repubblica”, Marlon si è raccontato toccando vari temi: dalla guerra passando per il suo arrivo al Monza.
Da brividi il racconto di Marlon sulla guerra in Ucraina, vissuta in prima persona: “Quando è scoppiata, i miei tre figli erano con me. Il più grande ha quattro anni. Mentre i carri armati russi entravano, lui giocava e rideva come sempre, ignaro di tutto. Per me e mia moglie è stato prezioso, ci ha aiutato a non disperarci”. I calciatori stranieri dello Shakhtar, assieme a quelli della Dinamo Kiev, vissero quei giorni assieme, in hotel, prima di poter lasciare l’Ucraina. E proprio sugli ultimi istanti vissuti lì Marlon si è concentrato: “Abbiamo abbandonato le nostre auto vicino alla stazione dei treni con le chiavi posate sugli pneumatici, di modo che le famiglie che avevano bisogno potessero prenderle. In pratica le abbiamo regalate”.
La nuova avventura della carriera di Marlon è di nuovo in Serie A, al Monza. La squadra non è partita bene, con tre sconfitte in altrettante partite, ma il difensore è pronto a riscattarsi: “Vogliamo con tutta la nostra forza restare in Serie A. Il Monza è il progetto ambizioso che cercavo”. In seguito, Marlon ha parlato del suo nuovo allenatore, Stroppa: “Ci conosciamo da poche settimane, ma il legame è già profondo. È un uomo di valore sia dal punto di vista umano sia professionale”.
Nonotante la partenza di stagione non positiva, Marlon ricorda quale è il reale obiettivo stagionale del Monza: “Galliani ci ha detto che dobbiamo inseguire il decimo posto. Qui al centro sportivo è pieno di cartelli con scritto: “il Monza ha impiegato 110 ad arrivare in Serie A, non possiamo buttare via tutto in una stagione soltanto””. Riguardo il clima nello spogliatoio, Marlon ha concluso: “Sono tutti bravi ragazzi. Essere nato e cresciuto in una favela mi ha insegnato a farmi in fretta un’idea di chi ho di fronte. Si sta creando una bella rosa, ci aiuta il fatto che praticamente tutti parlino italiano” ha aggiunto Marlon.
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