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Marlon: “Innamorato di De Zerbi. Lazio e Napoli mi volevano, al Flu per la Selecao”

È partito il conto alla rovescia. Il 4 novembre al Maracaná, Fluminense e Boca Juniors si affrontano per la Gloria Eterna: la Copa Libertadores. È la partita più importante della mia carriera. Una gara molto particolare perché la gioco con la squadra in cui sono cresciuto, davanti a una tifoseria che mi vuole bene. Un fioretto? No, nessuna promessa. Ci penserò caso mai dopo l’eventuale vittoria. Dobbiamo vivere con rispetto questa partita perché è la più importante, non solo per me, ma per tutti i componenti della squadra”, così Marlon Santos a Gianlucadimarzio.com.

 

 

Sorridente e carico per quello che lo aspetta nelle prossime settimane, l’ex difensore di Monza e Sassuolo è tornato a 28 anni al Fluminense, il club in cui è cresciuto. “Ho deciso così per avvicinarmi al mio obiettivo. In tanti avranno pensato che l’ho fatto per stare vicino alla famiglia e agli amici, ma io voglio vestire la maglia della Selecão”.  Una maggiore visibilità dovuta anche e soprattutto alla presenza di Fernando Diniz in panchina, nonché ct ad interim della nazionale verdeoro. “Ha carattere, fame di vittorie ed è molto preparato. Oltre alla sua filosofia di gioco studia i dettagli dell’avversario. Ha tante idee che sta sviluppando in modo concreto sul campo, per questo se ne parla bene sia qui che in Europa. Sono orgoglioso di lavorare con lui. Ha una prospettiva gigante e in futuro lo vedrei bene nel calcio europeo”.

 

 

 

Un ritorno al passato per Marlon, dopo 175 presenze tra Spagna, Italia, Francia e Ucraina, dopo che aveva lasciato il Brasile a 22 anni. “Delle belle esperienze con allenatori che giocano tanto la palla, come De Zerbi e Luis Enrique. Negli ultimi anni mi è mancata questa idea di gioco. Al Monza, allo Shakhtar e al Nizza sono cresciuto tanto, ma c’era uno stile differente. Qui al Flu ho ritrovato quel modo di giocare che avevo lasciato quando me ne ero andato. La gente qui vive il calcio con molta più passione. Sono molto contento. Abbiamo 3 partite a settimana e di conseguenza tanti voli, ma quando giochi spesso ti diverti, specie se vinci”.

“Napoli e Lazio si erano interessate, ma non mi avrebbero dato quella visibilità che cercavo”

 

 

34 partite con il Monza lo scorso anno, Marlon è stato uno dei protagonisti della prima storica salvezza del club biancorosso in Serie A e sarebbe potuto anche restare. “A maggio mi è stato chiesto se volessi continuare: c’è stato un incontro tra Galliani e il mio agente, volevano sapere se fossi disponibile a rimanere un altro anno in prestito, io gli risposi che ero felice, ma che ci avrei dovuto pensare e alla fine decisi così. Avevo una buona offerta da parte del Nizza, Napoli e Lazio si erano interessate, così come anche il Borussia Monchengladbach. Ma non mi avrebbero dato quella visibilità che cercavo”.

 

“Farioli era molto rigido quando allenava i portieri, ma aveva chiari i suoi obiettivi”

 

Al Nizza ci aveva già giocato nel 2017, ma avrebbe trovato una vecchia conoscenza come Farioli, che aveva incrociato al Sassuolo quando faceva ancora il preparatore dei portieri: “È una bravissima persona e sta facendo benissimo. Non mi aspettavo altro da lui. Anzi, la sorpresa è stata quando ho letto che iniziava ad allenare, anche se sapevo quanto fosse grande la sua passione. Poi ho visto qualche sua partita e mi sono detto: “Cavolo! Quante cose belle”. Vedendolo ti rendi conto di come si possa espandere questa idea di gioco propositivo che ha Roberto. Farioli è intelligente, sa gestire un gruppo e quando lo vedevo lavorare con i portieri mi rendevo conto che era molto rigido e aveva chiari i suoi obiettivi. Se fai così, il risultato arriva. Spero che possa continuare così al Nizza, dove c’è anche il mio amico Dante”.

 

 

Un’idea di gioco diversa è invece quella di Palladino: “Ricorda Gasperini ed è molto efficace: tanta aggressività, intensità e tecnica. È un allenatore di prospettiva, sta facendo bene, ma ha ancora tanti margini di miglioramento”. E tra gli ex compagni del Monza ce n’è uno che sta sorprendendo: il Flaco Colpani: “Per essere uno che giocava poco in Serie B vederlo adesso fare così bene in Serie A può sembrare sorprendente. In allenamento si vedeva che era forte, non solo tecnicamente, ma anche mentalmente. Secondo me, prima di essere un grande giocatore, devi essere una grande persona, quello è il suo caso. Sono sicuro che farà strada”.

 

“Parlare di De Zerbi è un onore. Mi sono innamorato del suo calcio. Sono il suo fan numero uno”

 

Da Luis Enrique che lo fece esordire in Champions League a Lucien Favre che gli ha dato continuità al Nizza. L’allenatore che però lo ha segnato di più è quello che lo ha portato prima al Sassuolo e poi allo Shakhtar. “Parlare di De Zerbi per me è sempre un onore, ma sono anche in difficoltà perché mi sono innamorato del suo calcio. Sono il fan numero uno. Oggi si vede quanto è migliorato, ma a Sassuolo sapevamo già quanto fosse bravo, per via dei movimenti che ci faceva fare e la libertà che ci dava. Ogni tanto lo sento per messaggio. Guardando alcune squadre come Milan, Napoli, Fiorentina, Bologna e Sassuolo, si può notare qualche punto in comune con quelle di De Zerbi. Già al Foggia aveva quell’idea che si è sviluppata grazie al suo coraggio. Ha dato tanto al calcio italiano”.

 

 

Il classe 1995 riavvolge il nastro e ricorda la prima volta che ha parlato con De Zerbi. “Ero rientrato al Barcellona, mi disse: “Dai vieni qua che ci divertiamo, ti farò svoltare la tua carriera”. Io gli risposi che ci avrei pensato un attimo, ma dopo aver riattaccato avevo già deciso di andare al Sassuolo per il rapporto diretto che ha con i giocatori. Quando un allenatore fa così è perché ti vuole davvero. In neroverde sono stato bene con il suo staff, i dirigenti e con la gente che mi ha accolto molto bene. Lasciare il Barcellona per il Sassuolo era una sfida e oggi se mi guardo indietro posso dire di averla vinta perché abbiamo fatto il record di punti e tante belle partite. Aveva ragione De Zerbi”. Alla fine, Marlon ci saluta prima di scappare all’allenamento con un sorridente ‘Ciao campione’. Lo stesso saluto con cui spera di essere salutato tra qualche settimana.

Mattia Zupo

Giornalista pubblicista e studente in Scienze Umanistiche per la Comunicazione. Fiorentino nato a Fiesole nel 1996. Notti magiche, quelle passate a vedere il calcio sudamericano, dove il talento e la garra prevalgono sulla tattica. Uno sguardo al futuro e uno al passato alla ricerca di storie legate al fútbol.

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