Categories: Interviste e Storie

Un paraguaiano in Italia: il sueño bianconero di Estigarribia

È bastato disputare un’ottima Copa America con il Paraguay per riuscire convincere i dirigenti bianconeri a portarlo in Italia in una calda – e rivoluzionaria – estate del 2011. Non il più bello da vedere in campo ma uno dei più funzionali nel primo scudetto di Antonio Conte. Stiamo parlando di Marcelo Estigarribia, per gli amici “Chelo”, esterno a tutta fascia con un passato in Italia: tra Juventus, Atalanta, Sampdoria e Chievo Verona. Oggi, all’età di 36 anni, Estigarribia è tornato a casa in Sud America, attualmente svincolato dopo la breve esperienza con lo Sportivo Ameliano…e pensare che solamente dodici anni fa alzava il tricolore sotto il cielo dell’allora “nuovo” Juventus Stadium, nella partita d’addio di Alessandro Del Piero. Ma andiamo con ordine. 

Un Guaranì a Torino

“Arrivo da un Paese piccolo e umile, fondato sul lavoro, che si contraddistingue per la tenacia e la voglia di emergere. Ora che sono bianconero, voglio dimostrare tutto il mio valore. Qui voglio realizzare il mio “sueño” da calciatore. Si era presentato così Marcelo Estigarribia ai tifosi della Juventus. Capelli a caschetto, un timido sorriso e un accento sudamericano che fa sorridere, proprio come quello del suo amico Arturo Vidal, anche lui arrivato in quell’estate che segnerà l’inizio di una nuova era. Di etnia Guaranì, si fa soprannominare “Chelo”, in spagnolo “violoncello”. Il motivo? Il suo cognome è troppo lungo da pronunciare. 
Arrivato come la classica scommessa da un credito al Fantacalcio, nelle gerarchie dietro a Milos Krasic e Eljero Elia: poi, la svolta. Conte passa al 3-5-2: Estigarribia ha le sue prime chance in un modulo dove poter esprimere appieno il potenziale. Al termine della stagione saranno diciotto presenze, un assist a Roma e un preziosissimo goal contro il Napoli in un rocambolesco 3-3. 

L’infortunio che gli ha “rovinato” la carriera e la lettera del Real Madrid

L’Italia, una costante nella carriera di Estigarribia (e non solo per il passaporto). Dopo il mancato riscatto da parte della Juventus, il paraguaiano rimane in Serie A girando le maglie di Sampdoria, Chievo Verona e Atalanta. Con i nerazzurri arriva lo stop più doloroso, forse, nel suo momento migliore. In un’amichevole tra Paraguay e Corea Del Sud, Estigarribia si lesiona il legamento crociato anteriore del ginocchio destro: ovviamente, stagione finita. Un infortunio che ha fatto il giro del mondo, questa lettera dal Real Madrid ne è la prova: “Caro Marcelo, da parte di tutti noi che lavoriamo nel Real Madrid e specialmente dal nostro presidente Florentino Pérez, desideriamo inviarti i nostri migliori auguri per un recupero quanto più rapido possibile dall’infortunio. Rimaniamo a tua disposizione per tutto quello che può servirti. Un forte abbraccio”.
Dopo il rientro, una ricaduta. Estigarribia abbandona per sempre il calcio europeo per terminare la carriera in Argentina e in Paraguay. 

La famiglia e la religione

Cresciuto insieme ad altri tre fratelli a pochi passi dalla capitale Asunción, per Estigarribia la famiglia e la religione vengono prima di tutto…anche prima del fútbol, come lo chiamano da quelle parti. “Mi piace leggere la Bibbia e in generale i testi cattolici. Provengo da una famiglia molto religiosa, tutti siamo credenti. In ogni momento libero, in generale, mi piace stare con le persone care. Dialogare e confrontarmi con loro”. Insomma, un ragazzo semplice senza alcun eccesso. Ma questo lo si era capito dal primo contatto con il nostro paese, ancora di più se si da un’occhiata al profilo Instagram, tra foto di famiglia e istantanee italiane.

E se non si fosse mai infortunato? E se la Juventus l’avesse riscattato? Domande alle quali Estigarribia non potrà mai dare una risposta. Nonostante tutto, “Chelo” si è goduto il sueño: seppur da meteora ma con uno scudetto e con ricordi che custodirà per sempre.

 

Lorenzo Bloise

Classe 2001, nato nel comasco, oggi pendolare a Milano. Amante dello sport in tutte le sue sfaccettature: giocatore di provincia di basket, con il calcio mi sono limitato alla PlayStation. Cresciuto tra un doppio passo di Cristiano Ronaldo e un fadeaway di Dirk Nowitzki. Davanti alla televisione, allo stadio o al palazzetto con la stessa curiosità di un bambino. Highlights, repliche, interviste e dirette notturne: ogni scusa è buona per non perdermi nulla. La letteratura mi ha aiutato a riscoprire la bellezza e l'efficacia delle parole: le stesse che mi permettono di raccontare ciò che gli altri si limitano a guardare. Storie, anedotti e culture che si intrecciano tra di loro: per me lo sport è questo e tanto altro.

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