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Chamusca racconta il Re Artù di Fortaleza: “Cabral ha sempre avuto le potenzialità per giocare in Europa”

Cosa hanno in comune Fortaleza, città brasiliana di lunghe spiagge con quasi tre milioni di abitanti, e il film d’animazione Disney “La spada nella roccia”? Beh, la risposta è talmentente semplice da risultare incomprensibile: Re Artù. 

Per capire meglio questo legame è intervenuto ai microfoni di gianlucadimarzio.com Marcelo Chamusca, allenatore brasiliano che tra i primi ha visto crescere Cabral, attaccante della Fiorentina  al primo gol in maglia viola nella partita di stasera contro il Sassuolo. Il relax delle lunghe distese di sabbia di Fortaleza, però, c’entravano ben poco con il Ceará Sporting club. L’obiettivo in quegli anni era quello di stabilirsi nella Seria A brasiliana, target raggiuntoo solo in due occasioni in tutta la storia della società. Era il 2017 e un giovane ragazzone di nemmeno vent’anni, dopo essere cresciuto nei giovanili dei Vozão e aver passato un anno in prestito in quelle del Palmerais, si ritrova per la prima volta con i grandi: “Sono arrivato alla nona giornata, e in quella gara c’era il mio assistente in panchina. Cabral ha giocato da esterno per provare a recuperare il risultato ma io avevo capito subito che era un attaccante puro. Ha sempre mostrato il potenziale per poter fare il salto in Europa”. 

Il lavoro duro ripaga: e quei workout post allenamento…

“Al primo allenamento mi ha stupito: era giovane ma già davvero sovrastante fisicamente. E devo dire anche con una certa mobilità per una punta. Ora è ancora più robusto di quando era giovane ma me l’aspettavo: lavorava veramente duro e gli piaceva fare dei work out extra quando gli altri terminavano”. 

Giovane, dietro nelle gerarchie ma decisivo e rispettato da compagni e tifosi: ecco perchè Re Artù

Chamusca all’epoca aveva a disposizione tre attaccanti. Elton, Magno Alves e Cabral. Quest’ultimo, appena arrivato, partiva dietro nelle gerarchie ma gli sono bastati pochi minuti per portare punti che poi risulteranno decisivi a fine stagione: tre gol da subentrato contro Guarani, Paysandu e ABC FC sono valsi ben sette punti al Ceará. Eppure, nella parte finale (e decisiva) del campionato ha trovato poco spazio: “C’erano tante pressioni e lui era molto giovane. Ho preferito dare spazio ai giocatori più esperti ma proprio per questo Cabral è sempre stato rispettato. Non era un leader, ma la sua umiltà e concentrazione nonostante tutto gli hanno fatto guadagnare la fiducia di compagni e tifosi, che da lì a poco lo avrebbero chiamato King Arthur”. Un Re Artù a Fortaleza. E quando ricapita? 

“Sono sicuro scriverà al meglio la sua storia con la Fiorentina. Il mio consiglio..”

La squadra, arrivata terza, si qualifica di diritto alla Serie A Brasiliana e i festeggiamenti sono incontenibili: “L’aeroporto e le strade della città erano intasate di tifosi: un momento storico. Sono rimasto all’inizio anche nel massimo campionato ma le cose non sono andate bene per me ma era sicuro che sarebbe stato un anno fantastico per Arthur. E infatti ha segnato tantissimi gol, che l’hanno portato a trasferirsi al Palmeiras”. Dal Brasile poi la Svizzera con il Basilea e oggi alla Fiorentina per sostituire niente meno che Vlahovic: “Il consiglio che posso dargli, avendo anche io lavorato all’estero in Qatar e in Giappone, è quello di adattarsi al più presto alla cultura: la lingua, il cibo, i giornali, conoscere la storia del club… Ovviamente ci sono tante aspettative su di lui e le sue prestazioni ma sono sicuro che possa scrivere al meglio la sua storia con i viola”. Insomma, dopo aver estratto la spada nella roccia in Brasile, guadagnandosi il soprannome di un condottiero leggendario, dovrà conquistare anche Firenze. Le possibilità ci sono tutte. Parola di Marcelo Chamusca. 

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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