Una vita in Spagna tra Siviglia, Villarreal, Valencia e Athletic Bilbao fra le tante. Con i baschi, che allena dallo scorso 4 gennaio, quest'anno ha vinto la Supercoppa di Spagna battendo Real Madrid in semifinale e Barcellona in finale. Marcelino non si pone limiti, il Bilbao (che giocherà due finali di Coppa del Re in 14 giorni
Capitolo nerazzurro: era il novembre 2016 e l’Inter aveva appena esonerato De Boer. Ci fu un casting per cercare il nuovo allenatore, e oltre a Zola e Pioli c’era proprio Marcelino: “C’è stata questa possibilità, dopo la seconda riunione con i nerazzurri siamo tornati in hotel e pensavamo di avere grandi chance. Poi la mattina seguente è cambiato tutto e l’Inter ha preso Pioli, non so il motivo ma credo che preferissero un profilo italiano dopo l’esperienza con De Boer”.
Anche se Marcelino lasciò una grande impressione tra i dirigenti nerazzurri. Si presentò con il suo iPad insieme ad alcune slide riguardo la sua filosofia e sui giocatori dell’Inter: “Penso che le squadre italiane, soprattutto le big, siano concepite come club diretti seriamente e con grande analisi. Quindi volevo cercare di essere all'altezza, ho uno staff tecnico che analizza molto e volevamo dimostrare che il nostro modo di pensare avesse una certa direzione. Volevamo convincere tutti della nostra visione”.
Capitolo Milan: ottobre 2019, i rossoneri esonerano Giampaolo e puntano anche Marcelino come successore. Tra le parti avviene un incontro a Zurigo, al termine del quale però lo spagnolo decide di rifiutare: “Anche in questo caso ci fu l’opportunità, ma non ero pronto di testa per affrontare una tale impresa. Era un’avventura attraente, ma per onestà verso il club e i tifosi decisi di non sposare il progetto Milan”.
Anche con la Fiorentina si poteva prospettare qualcosa: “C'è stato qualche piccolo contatto a dicembre, ma la mia idea era sempre quella di riposare e di recuperare energie per trasmetterle al gruppo. Io voglio mostrare la mia passione ogni giorno, perciò volevo un progetto per la stagione successiva, poi il Covid mi ha fatto cambiare prospettiva ed è arrivato il Bilbao. Sono orgoglioso e felice di aver accettato”.
Marcelino prova anche una grande ammirazione per Conte e Sarri: “L’organizzazione è fondamentale, Antonio ha identità e automatismi in tutte le sue squadre e in ogni fase di gioco. C’è un lavoro importante alle spalle, e un tentativo di far identificare tutti facilmente. Anche il Napoli di Sarri era simile, anche se diverso, ma mi piaceva perché aveva un pressing alto e una pressione organizzata in ogni parte del campo. Sono allenatori di altissimo livello”.
E Sacchi come maestro: “Giocai alcune gare contro il suo Milan. All'inizio era difficile per lui, ma è normale. Giocare con la sincronia di tutti i movimenti e difendere alto era difficile, ma il Milan era una macchina perfetta. Lo paragono al Barcellona di Guardiola, anche se diverso, ma sono le due squadre migliori per me. Quando ho iniziato ad allenare è stato uno dei miei punti di riferimento, ho analizzato il suo gioco e una volta ci siamo ritrovati per caso in un ristorante. Ci ho parlato per ore di calcio”
Poi qualche parola sulle squadre italiane in Champions, tutte fuori agli ottavi (esclusa la Lazio, che deve ancor giocare il ritorno con il Bayern): “Tutti pensavamo che la Juve potesse qualificarsi, ma dopo l’andata ci sono solo andati vicino. Sono una squadra discontinua rispetto agli anni scorsi e la classifica lo dimostra. Per quanto riguarda l’Atalanta, credo che la gara d'andata abbia influito sul ritorno. Alla fine il Real ha avuto vantaggio per qualificarsi e ieri ha fatto un’ottima partita. Dopo il primo gol era tutto deciso ormai, il Real ha meritato e ha espresso un ottimo calcio offensivo. L’Atalanta è molto competitiva e gioca bene, ma ha un calcio offensivo che deve adeguarsi all'avversario. Cerca sempre di segnare, ma col Real Madrid diventa difficile” ha concluso Marcelino.
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